Ven. 04 Ott. 2024
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Paderno Dugnano, che cosa ha detto l’Arcivescovo Delpini ai funerali di Fabio, Daniela e Lorenzo

“Il cantico della vita, l’intensità dell’amore, la responsabilità della parola” è la sintesi del dialogo immaginario tra Dio e Lorenzo, Daniela e Fabio, traccia attorno alla quale si è sviluppata l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo nel corso della cerimonia funebre delle tre vittime della strage familiare di Paderno Dugnano

I legami della famiglia che non si dissolvono anche se recisi nella vita terrena e si rafforzano dentro l’eterno abbraccio del mistero, unica luce nell’impenetrabilità del buio che ha circondato la famiglia Chiarioni nella tragica notte durante la quale le vite di Fabio, Daniela e Lorenzo sono state spezzate dalla mano del primogenito Riccardo. L’Arcivescovo Mario Delpini ha dato voce alle domande che interrogano da dodici giorni i familiari più stretti, gli amici e la comunità intera di Paderno Dugnano dopo i tragici fatti che si sono consumati nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre scorsi.

L’omelia di Delpini

“Il cantico della vita, l’intensità dell’amore, la responsabilità della parola” è la sintesi del dialogo immaginario tra Dio e Lorenzo, Daniela e Fabio, traccia attorno alla quale si è sviluppata l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo nel corso della cerimonia funebre. Le domande che Dio pone al piccolo Lorenzo, alla mamma Daniela e a papà Fabio sono le stesse domande che risuonano nel cuore e nella mente di ciascuno dal giorno della tragedia familiare. Domande che senza la parola del Signore rimarrebbero enigmi senza risposta, ma che rilette attraverso la luce del mistero aprono uno squarcio di speranza anche dentro la circostanza più buia.

“Perché sei qui? Da dove vieni? Che cosa sono queste ferite? Sono le domande che Delpini immagina possa aver chiesto Dio accogliendo in cielo il piccolo Lorenzo e i suoi genitori. Nelle risposte si ripercorrono i fatti, si guarda in faccia la realtà delle cose, seppure difficile ed assurda da comprendere, tanto meno da accettare: “Sono qui, a causa di mio fratello, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente”, quel “figlio di cui sono orgogliosa” che “forse mi ha sentito come un peso, come un fastidio, come capita a tutti i figli”.

Ci si interroga sul perché di quel gesto, una domanda che rimane avvolta nel mistero, lo stesso mistero che risuona nelle parole di mamma Daniela: “Quell’enigma impenetrabile che diventano talvolta le persone che amiamo. La mamma abita il mistero dell’amore, della vita, del generare e dell’accudire. La mamma abita il mistero e non sa come dire e non sa che cosa dire. La mamma abita il mistero ed è solo capace di amare”. Il papà è invece “uomo che ha parole da dire, che aiuta i figli a trovare le parole per dire di sé, della loro inquietudine e della loro speranza”. Quell’inquietudine che si agita, si aggroviglia e si raggela dentro l’animo e che Riccardo “non ha ancora imparato ad esprimere in parole”.

“Io voglio consolare le sue lacrime”

Ma la morte non impedisce a quel seme generato dalle vite di Fabio, Daniela e del piccolo Lorenzo di soli 12 anni, di crescere e diventare un messaggio di speranza: “La mia vita è stata un inizio, la mia vita è stata un sogno – dice Lorenzo nel suo dialogo con Dio -. Voglio essere un inno alla vita, io voglio vivere, vivere in eterno e voglio cantare alla vita, alla sua bellezza, alle sue promesse. Io voglio cantare la vita, anche per quelli della mia età che vivono tristi, arrabbiati, pessimisti. Io voglio cantare la poesia della vita, degli amici, del diventare grande, del coltivare speranze. Mio fratello mi ha impedito di diventare grande e inseguire sogni, ma continuo a vivere in questa gloria della tua casa, Signore, e voglio cantare l’incanto dell’amore, lo stupore del pensiero, il coraggio della fatica”. Ed a Riccardo l’ultimo pensiero: “Come farà senza di me Riccardo, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente? Ecco io voglio stargli vicino sempre, io voglio consolare le sue lacrime, voglio calmare i suoi spaventi, voglio sperare con lui e per lui. Sono vivo e voglio cantare la vita, perché sono qui con te, Signore Dio!”.

“Ecco – conclude l’omelia l’Arcivescovo Delpini – di fronte all’incomprensibile tragedia la parola del Signore ci aiuta a decifrare l’enigma e a raccogliere da Lorenzo, Daniela, Fabio il cantico della vita e della speranza giovane di un fratello, l’intensità dell’amore misterioso di una mamma e la responsabilità della parola vera di un papà”.

 

 

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