Piangono, si abbracciano forte, fin quasi a soffocare. Sono le lacrime più inconsolabili, più tenere ed innocenti quelle delle ragazzine della squadra di pallavolo dove giocava Lorenzo, il ragazzino di 12 anni ucciso dal fratello Riccardo, reo confesso, che ha infierito anche sui genitori, la mamma Daniela e il papà Fabio. Indossano le tute verdi, di un verde squillante. Dietro le mamme, discrete; il dolore è tutto loro, di queste fanciulle. Le esequie sono terminate, le tre bare hanno lasciato la piazzetta della chiesa di Santa Maria Nascente di Paderno, scelta perché la più capiente della città. Alle 14.30 è iniziato il funerale. Presenti anche i nonni del ragazzo 17enne autore della strage.
Prima che le porte della parrocchia si aprissero per accogliere i tanti intervenuti a dare l’ultimo saluto alla famiglia, sono stati portati all’interno i tre feretri, per un momento di raccoglimento privato con i soli parenti. Per chi non è riuscito a trovare posto nella chiesa, il Comune ha predisposto un impianto di amplificazione che ha diffuso all’esterno l’audio della celebrazione.
Tra le corone di fiori, una della città di Paderno Dugnano, una degli zii e dei cugini. Due sono dedicate a Lorenzo, 12 anni: “Per sempre nei nostri cuori, i tuoi compagni di classe” e “La comunità I.C. Allende”.
Un uomo interrompe la cerimonia
A pochi minuti dall’inizio della cerimonia, quando il vescovo, Mario Delpini, aveva già iniziato ad officiare, un uomo ha preso la parola e ha detto: “Cardinale, le chiedo tre minuti, ho io la soluzione, per fermare questa emorragia, per chi uccide le donne, bisogna trasformarli in pezzi di ricambio”. L’uomo ha preso la parola dopo essere riuscito a raggiungere l’altare. Dopo qualche minuto è stato bloccato dai carabinieri e portato fuori dalla chiesa. Questo atto di scompiglio ha rotto un clima di grande raccoglimento e commozione. La chiesa era colma, la gente si è radunata anche sulla piazza e nelle strade vicine.
“Mi immagino che accogliendo Lorenzo il Signore Dio gli abbia detto ‘perché sei qui, così giovane? Da dove vieni? Che cosa sono queste ferite?'”, ha esordito Mario Delpini durante l’omelia. “Mi immagino che Lorenzo abbia risposto ‘sono qui a causa di mio fratello, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente, è stato lui che ha interrotto il mio incubo notturno, mentre avevo l’impressione di essere inseguito da un mostro”, ha proseguito. L’arcivescovo ha poi parlato del significato della vita, come sarà quella del fratello senza di lui: ” Io mi immagino che Lorenzo abbia risposto: “Ecco, la mia vita è stata un inizio, la mia vita è stata un sogno. Forse qualcuno dirà che la mia vita è stata un niente. Ma invece io voglio essere un inno alla vita, io voglio vivere, vivere in eterno e voglio cantare alla vita, alla sua bellezza, alle sue promesse. Io voglio cantare la vita, anche per quelli della mia età che vivono tristi, arrabbiati, pessimisti. Io voglio cantare la poesia della vita, degli amici, del diventare grande, del coltivare speranze. Mio fratello mi ha impedito di diventare grande e inseguire sogni, ma continuo a vivere in questa gloria della tua casa, Signore, e voglio cantare l’incanto dell’amore, lo stupore del pensiero, il coraggio della fatica. Come farà senza di me Riccardo, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente? Ecco io voglio stargli vicino sempre, io voglio consolare le sue lacrime, voglio calmare i suoi spaventi, voglio sperare con lui e per lui. Ecco, sono vivo e voglio cantare la vita, perché sono qui con te, Signore Dio!”.
“La mamma abita il mistero dell’amore”
Io mi immagino che accogliendo Daniela il Signore Dio le abbia detto: “Perché sei qui, Daniela? Da dove vieni? Perché queste ferite?”. Mi immagino che Daniela abbia risposto: “È stato il mio figlio grande, il mio figlio primogenito, il figlio di cui sono orgogliosa. È stato lui a spaventarmi nella notte, è stato lui a ferirmi con l’orrore del sangue di Lorenzo e con il colpo che ha posto fine allo spavento e all’orrore. Per questo sono qui, Signore Dio, a causa del mio Riccardo”. E il Signore Dio ha chiesto a Daniela: “Che cosa è stato della tua vita? E adesso che cosa sarà della vita del tuo Riccardo senza di te?”. E Daniela ha risposto: “Signore Dio, che posso dire della mia vita? Ecco, posso dire del mistero, di quel buio impenetrabile in cui si accende una luce. Posso dire del mistero, di quella gioia sovrabbondante e indicibile in cui si accende una vita; di quell’enigma impenetrabile che diventano talvolta le persone che amiamo; di quelle parole incomprensibili che sconcertano e zittiscono. Posso dire del mistero: la mamma abita il mistero dell’amore, della vita, del generare e dell’accudire. La mamma abita il mistero e non sa come dire e non sa che cosa dire. La mamma abita il mistero ed è solo capace di amare. Come farà senza di me Riccardo, il mio figlio grande? La mamma mette al mondo e lascia partire i figli per la loro strada, ma io continuerò ad abitare il mistero, voglio ostinarmi a seminare una scintilla di luce, anche nel buio più cupo, voglio stare vicino a Riccardo per continuare a rassicurarlo di fronte al mistero, infatti nel mistero abiti Tu”.
“Una birra per ricominciare”
“Di fronte all’incomprensibile tragedia la parola del Signore ci aiuta a decifrare l’enigma”. È uno dei passaggi dell’omelia di Delpini. Signore Dio, e io sono con te!”.
All’uscita delle tre bare dalla chiesa c’è il dolore straziante dei parenti, degli amici più stretti e ci sono le lacrime dei tanti che si sono uniti a questo dolore misterioso. L’ex sindaco Ezio Casati, rilascia un commento ai giornalisti riuniti in una parte della piazza e dice, fra l’altro: “La quarta vittima è il fratello”. Gli ultimi a lasciare la piazza sono alcuni adolescenti vestiti a lutto, rigorosamente di nero. Una mamma propone agli amici di sedersi a un tavolo a bere una birra, “perché c’è bisogno di parlare fra di noi e ricominciare”.
Angelo De Lorenzi