Lun. 21 Apr. 2025
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Sicurezza sul lavoro: una cultura per l’ambito privilegiato della vocazione umana

La notizia di un’altra tragedia sul lavoro, questa volta a Cesano Maderno, dove un uomo di 75 anni ha perso la vita cadendo da una scala in un cantiere, è solo l’ultimo di una serie di incidenti che hanno colpito la Brianza negli ultimi giorni. Con tre morti in dieci giorni, la questione della sicurezza sul lavoro torna prepotentemente al centro dell’attenzione, sollevando interrogativi non solo su come prevenire questi incidenti, ma su come promuovere una cultura della sicurezza che sia radicata e diffusa in tutta la società.

Ogni incidente sul lavoro non è solo un fatto di cronaca, ma un dramma umano che famiglie, amici, affetti, colleghi e un intero microcosmo di relazioni. Tuttavia, oltre al dolore e alla rabbia che simili eventi suscitano, essi ci spingono a riflettere su una questione fondamentale: come possiamo costruire una cultura della sicurezza che eviti il ripetersi di tali tragedie? La risposta non è semplice e richiede un cambiamento profondo, che parta dall’educazione di popolo e che coinvolga l’intera società.

La sicurezza sul lavoro non deve essere vista come un insieme di norme da rispettare apaticamente, ma come un valore intrinseco alla nostra cultura, perché tale è. Questo significa che la consapevolezza dei rischi, la conoscenza delle procedure di sicurezza e il rispetto per la vita hanno a diventare parte del nostro modo di pensare e di agire, sia sul posto di lavoro che nella vita quotidiana. Perché ciò avvenga, è necessario, però, intervenire fin dalle prime fasi della “formazione” degli individui, iniziando dalla scuola.

Le scuole hanno il compito fondamentale di educare non solo attraverso l’insegnamento di conoscenze tecniche, ma anche attraverso la promozione di valori che daranno forma ai cittadini/lavoratori di domani. In questo contesto, la “educazione alla sicurezza sul lavoro” deve diventare parte integrante dei programmi scolastici come “educazione al lavoro”, al buon lavoro! Non si tratta solo di preparare i giovani a futuri lavori “sicuri”, ma di infondere in loro un rispetto profondo per la vita e una consapevolezza del rischio che li accompagnerà in ogni ambito della loro esistenza.

Una proposta importante, già al vaglio, è quella di introdurre nelle scuole moduli specifici sulla sicurezza, con laboratori pratici, incontri con esperti del settore e testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona le conseguenze di un incidente sul lavoro all’interno del percorso di educazione civica. Queste esperienze dirette possono aiutare a far comprendere ai giovani l’importanza della sicurezza, non come un’imposizione, ma come un valore imprescindibile.

Inoltre, la collaborazione tra scuole e imprese locali potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti. Le aziende potrebbero partecipare attivamente all’educazione dei ragazzi, organizzando visite nei luoghi di lavoro, dove la sicurezza è messa in pratica ogni giorno, e mostrando come la prevenzione degli incidenti non sia solo una questione di norme, ma di responsabilità convissuta. Questo potrebbe essere parte fondante delle relazioni scuola/impresa sin dagli inizi dei primi anni scolastici, quasi come “gite per la sicurezza sul lavoro”.

Solo attraverso un’educazione che coinvolga tutti, dalle scuole alle famiglie, dalle aziende alle istituzioni, sarà possibile costruire una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro. Una cultura che non solo riduca il numero di incidenti, ma che valorizzi la vita umana in ogni suo aspetto, riconoscendo che la prevenzione è un dovere ordinario, oltre che legale.

Le tragedie di questi giorni ci ricordano quanto sia urgente agire in questa direzione. Non possiamo permettere che la sicurezza sul lavoro rimanga un tema di cui ci si occupa solo a fronte di una nuova tragedia. È necessario un impegno collettivo e continuo per trasformare la sicurezza in un patrimonio culturale condiviso, insegnando fin da piccoli il valore del rispetto per la vita e l’importanza della prevenzione. Solo così potremo sperare di costruire una società più sicura e consapevole, dove il lavoro sia veramente l’ambito privilegiato per la realizzazione della vocazione umana al proprio compimento.

Di Giancarlo Restivo 

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