Lun. 29 Apr. 2024
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Za za za zazza, i 100 anni di Zanazzi al Velodromo Vigorelli Maspes

Vinse tre tappe al Giro d’Italia e per tre giorni indossò la maglia rosa. Lo ha celebrato una serata al Velodromo Vigorelli Maspes. È stato ricordato il corridore che continua a vivere nella memoria e nell’affetto di chi ama il ciclismo

Erano in molti venerdì sera, 5 aprile, in una sala del Velodromo Vigorelli Maspes, la cattedrale del ciclismo meneghino, assiepati, raggruppati, in fila come i ciclisti, a ricordare Renzo Zanazzi che avrebbe compiuto 100 anni. Zanazzi, che ci ha lasciato il 28 gennaio 2014, è stato corridore di rango, direttore sportivo, allenatore, dirigente e anche gustoso narratore.

L’intervento di Ernesto Colnago

La parrocchia, la consorteria a due ruote, ha risposto presente all’invito di riunirsi per ricordare il grande “Manetta”. Ad officiar la messa laica il gran cerimoniere Pastonesi, parroco e allo stesso tempo chierichetto, affabulatore e giornalista di razza attento al dettaglio. Sono intervenuti giornalisti, scrittori, tecnici e dirigenti del ciclismo.
Sull'”altare” Franco Cribiori, Cordiano Dagnoni, Marino Vigna. In prima fila Stefano Allocchio, Dino Zandegù, Gino Cervi, Filippo Cauz. Appiccicato al muro Paolo Costa e poi nel gruppo Alfredo Bonariva, Franco Cribiori,  Domenico De Lillo, Rossella Galbiati, Alberto Morellini, Morena Tartagni, Renzo Zannardi, Claudio Gregori, Gianfranco Josti, Albano Marcarini, Sergio Meda, Angelo Giangregorio, Stefano De Agostini, Fabio Monti,  Roberto Damiani, Giacomo Pellizzari, Ezio Zanenga, Tito Boeri e poi Angelo Giacomino, Leo Levati e tanti altri, scusate le dimenticanze. A contribuire alla riuscita della serata Beppe Figini, Giovanna Rossignoli, Paolo Tagliacarne di Turbolento e gli amici del Comitato Velodromo Vigorelli.

La serata, pur con qualche isolata digressione comunque bonariamente ben accolta, era dedicata a Renzo Zanazzi che è stato tante cose nel ciclismo. Ogni invitato alla kermesse giornalistica-letteraria-aneddotica aveva a disposizione tre minuti: chi a braccio, chi leggendo un testo scritto ha raccontato il corridore.
Ernesto Colnago, 92 anni e non sentirli, ha raccontato di quando gli mostrò una ruota di sua invenzione, piombata, cioè con una serie di piombini attaccati al cerchione capaci di creare un effetto volano. Colnago vide che era cosa buona e giusta e l’adottò per i suoi corridori, in primis per il suo pupillo, Giuseppe Saronni.
Pastonesi ha estratto vari conigli dal suo cilindro sempre generoso: al circuito degli assi a Milano, che si disputò l’8 luglio 1945, la prima corsa del dopoguerra, 50mila spettatori –  “Zanazzi arrivò secondo dietro a Fausto Coppi, che era un po’ come arrivare comunque primo, e con i soldi del premio acquistò una macchina per cucire a sua sorella”. Gino Cervi ispirandosi alla Z come Zanazzi, ma anche come Zorro, ha evocato, citato e ricordato i nomi dei ciclisti che contengono, una o più volte, l’ultima lettera dell’alfabeto.

Chiedimi chi era Zanazzi, o “Zanassi”

Zanazzi vinse tre tappe al Giro d’Italia e tre giorni in maglia rosa, fu gregario di Coppi e di Bartali, è stato anche allenatore e dirigente sportivo.
Molto conosciuto fra gli appassionati milanesi del pedale,  percorreva in allenamento la Bassa Milanese, partendo dalla casa di via Solari, attraversava il ponte di barche sul Ticino, esplorava i navigli prima di fare ritorno a casa.
Angelo De Lorenzi 

Lo scrittore e giornalista Paolo Costa

 

 

 

 

 

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