Gio. 02 Mag. 2024
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Tour Down Under, parte bene la stagione per Luca Vergallito

Lo chiamano Il bandito: Luca Vergallito, milanese, 25 anni, un paio di occhiali da studente universitario; un “gran motore”, ma ancora un incompreso nel mondo del ciclismo. Nella classifica finale del Tour Down Under – breve corsa a tappe di inizio stagione che si è svolta in Australia – ha chiuso al diciassettesimo posto e primo fra gli italiani. Ha dimostrato di essere competitivo soprattutto in salita; lo dimostra il suo non abissale  distacco a 1’02” dal vincitore. A suo dire, se non avesse ceduto quasi di schianto in una tappa a causa anche del caldo improvviso, avrebbe potuto arrivare nei primi dieci della generale. Eppure, anche se avesse vinto, avrebbe comunque avuto contro una parte di tifosi e di critici.

In Punta di sellino
La copertina del secondo numero di In punta di sellino

Il motivo? Deve scrollarsi di dosso una sorta di peccato originale, lui che arriva da una carriera atipica. Ha gareggiato nelle categorie juniores ed under 23, ha abbandonato l’attività agonistica, proseguendo con il ciclismo amatoriale. Nel frattempo si è laureato in scienze motorie, è preparatore di altri corridori, cura i contenuti di un podcast che si chiama Ciclismo Kompetente, assieme all’amico Mattia Gaffuri, dove racconta il ciclismo professionistico in modo professionale, ma anche con toni scanzonati e qualche risata, perché, in fondo, andare in bici deve rimanere un divertimento.

Vergallito corridore divisivo, ma con tanti amici

Vergallito non è ancora considerato, da alcuni, un corridore a tutti gli effetti perché non ha compiuto interamente la trafila e le vittorie conseguite fino ad oggi sono considerate di serie B. È sbocciato tardi ed è stato reclutato al professionismo, assoldato da una squadra World Tour, la Alpecin – Deceuninck di Mathieu Van der Poel, grazie alla vittoria ottenuta nel concorso sui rulli organizzato dalla Zwift Academy. Una selezione dura, impietosa, che ha coinvolto la bellezza di 160.000 ciclisti e decretato la vittoria di un solo concorrente. Nella schiera dei suoi supporters annovera invece centinaia di appassionati che si stanno innamorando a questa sorta di nouvelle vague dell’arte pedalatoria, dove contano i dati, le pedalate virtuali e quelle vere, estro e applicazione, scienza e fede. Magari non diventerà il nuovo Pantani e nemmeno sarà il novello Nibali, ma concedetegli almeno il diritto di proseguire nella sua onesta carriera, perché no? Magari con qualche vittoria.

Angelo De Lorenzi 

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