Mar. 19 Mar. 2024
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Morte di Marco Pantani, per l’Antimafia molte cose non tornano

Continua a far discutere la scomparsa del corridore di Cesenatico dopo che è stata resa pubblica la relazione della Commissione. Le "Anomalie" nell'esclusione del Pirata al Giro , “Violate le regole sui controlli prima della tappa di Madonna di Campiglio. Possibile che il test del sangue del Pirata sia stato manomesso”

Ad anni di distanza dalla tragica scomparsa di Marco Pantani in un hotel di Rimini, avvenuta il 14 febbraio 2004, il caso fa ancora discutere. A riaccendere i riflettori sull’amara vicenda la rivelazione dell’inchiesta della Commissione Antimafia, secondo cui “sono possibili altre ipotesi sul decesso dell’ex campione di ciclismo anche considerando un eventuale ruolo della criminalità organizzata e di quegli ambienti ai quali purtroppo egli si rivolgeva a causa della dipendenza di cui era vittima”.

Insomma, ancora una volta i conti non tornano. Non è così scontato che la morte del corridore romagnolo sia stata causata dall’assunzione di droga. L’inchiesta della Commissione Antimafia non fa altro che mettere ulteriormente in discussione l’intera vicenda. Tante altre circostanze e situazioni andrebbero infatti chiarite.

“Diverse e gravi violazioni alle regole”

La Commissione sottolinea: “diverse sono le scelte e i comportamenti posti in essere dagli inquirenti che appaiono discutibili”. Inoltre, sulla vicenda che portò all’esclusione del Pirata dal Giro 1999 “diverse e gravi furono le violazioni alle regole stabilite affinché i controlli eseguiti sui corridori fossero genuini e il più possibile esenti dal rischio di alterazioni”.

La Commissione Antimafia guidata da Nicola Morra nella XVIII legislatura ha approfondito il caso anche attraverso il IV Comitato ‘Influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme’, coordinato dal senatore Giovanni Endrizzi, che ha proposto la relazione finale.

La copertina del libro scritto da Davide Zan, figlio del celebre telecronista

“Resta aperto l’interrogativo che da anni la famiglia del corridore pone: è davvero certo che Marco Pantani sia deceduto per assunzione volontaria o accidentale di dosi letali di cocaina, connessa all’assunzione anche di psicofarmaci?”, si chiede la Commissione.

“Gli elementi emersi dall’istruttoria svolta da questa Commissione parlamentare – si sottolinea nella relazione – consentono di affermare che una diversa ricostruzione delle cause della morte dell’atleta non costituisca una mera possibilità astratta che possa essere ipotizzata in letteratura e in articoli di cronaca giornalistica e devono indurre chi indaga a scrutare ogni aspetto della vicenda senza tralasciare l’eventualità che non tutto sia stato doverosamente approfondito, ricercandone, eventualmente, le ragioni”.

Per la famiglia Pantani “le dichiarazioni di Morra non sono una novità”

Le dichiarazioni di Nicola Morra, presidente uscente della Commissione Parlamentare Antimafia, sulla vicenda di Marco Pantani e la sua esclusione dal Giro d’Italia il 5 giugno 1999, hanno chiaramente suscitato grande scalpore. Per gli avvocati della famiglia Pantani le dichiarazioni di Morra “non sono una novità” come dichiarato a Tuttobiciweb.

La vicenda è molto complessa. Non tornano, per esempio, altri particolari decisivi a ricostruire ciò che effettivamente è accaduto: “È stato inoltre accertato – puntualizza sempre Morra – che il prelievo di sangue sul campione di Cesenatico venne effettuato alle 7,46 e non alle 8.50 come invece indicato nel processo che egli dovette subire per ‘frode sportiva’”.

“Contrariamente a quanto affermato in sede giudiziaria – si legge nella relazione dell’Antimafia – l’ipotesi della manomissione del campione ematico risulta compatibile con il dato temporale accertato dall’inchiesta della Commissione: collocando correttamente l’orario del prelievo a Marco Pantani alle ore 7.46, quindi più di un’ora prima rispetto a quanto sino ad oggi ritenuto, risulta possibile un intervento di manipolazione della provetta”.

L’ipotesi è che vi fossero grandi interessi da parte della camorra sul Giro 1999 oggetto di scommesse clandestine: l’obiettivo era ribaltare il risultato tramite l’allontanamento di Pantani dalla corsa. Ne sono convinti da tempo i genitori di Marco: per mamma Tonina il figlio a Madonna di Campiglio subì una profonda ingiustizia.

I dubbi nelle ricostruzioni giornalistiche: i libri di Brunel e De Zan

In questi diciotto anni dalla scomparsa del Pirata, molte voci si sono espresse a favore della riapertura del caso. Circa un mese fa è uscito il libro di Davide De Zan, “Pantani per sempre“, inchiesta a tutto tondo sulla vita e la morte del più amato dei campioni del ciclismo moderno. Tra le pagine del testo – sostiene l’autore – ognuno può trovare
la risposta al mistero della morte del Pirata.

Anni fa anche il giornalista francese Philippe Brunel, che conosceva bene il Pirata, fu fra i primi a interrogarsi sul caso. Con Gli ultimi giorni di Marco Pantani , cercò di fare chiarezza sull’accaduto e sulle circostanze di una morte per troppi versi tuttora oscura.

Sul corridore di Cesenatico c’è una corposa bibliografia, si sono scritte molte canzoni, vergato migliaia di articoli, realizzato film e opere teatrali.

Angelo De Lorenzi

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