L’augurio è che la guerra finisca presto, intanto il settore della grande distribuzione come altri comparti da giorni ha messo in campo azioni per arginare gli effetti collaterali economici del conflitto fra Russia e Ucraina. La guerra, infatti, tocca da vicino anche i nostri acquisti, fino a “entrare” nel carrello della nostra spesa quotidiana. Per saperne di più abbiamo raccolto la voce di Giorgio Panizza, direttore acquisti del gruppo Il Gigante, realtà imprenditoriale di spicco del nord Milano, vincitrice del premio Visionfabrique assegnato lo scorso ottobre nell’ambito della seconda edizione dei “Dialoghi del NordMilano”, promossi dal network NordMilano24 in collaborazione con Prima Cooperativa, Istituto Gatti e i sette Comuni dell’area.
Quali sono, secondo lei, le conseguenze della guerra in Ucraina nel settore della grande distribuzione?
Il problema che investe tutti i settori produttivi e distributivi riguarda il fattore energetico. Già prima del conflitto il costo dell’energia ha iniziato a crescere in modo considerevole. I depositi di gas europei erano vuoti perché durante la pandemia non si era provveduto a ripristinare le scorte: in quel periodo, infatti, i consumi erano molto bassi. Inoltre, anche a causa di altri fattori, siamo giunti alla cosiddetta tempesta perfetta e così a dicembre il prezzo dell’energia era alle stelle. Il settore industriale, dopo la pandemia, in autunno era ripartito: chiedeva energia per tornare a produrre, ma le scorte erano basse. Poi si attendeva l’apertura del Nord Stream 2, il gasdotto sottomarino che collega direttamente la Russia con la Germania, ma questo non è accaduto a causa della guerra. Sul fronte dei prezzi a gennaio quello del gas era sceso leggermente e poi è arrivata la guerra con tutte le conseguenze nefaste del caso. In sintesi possiamo dire che manca il gas e dipendiamo dalla Russia anche per il petrolio. I costi sono considerevoli. Attualmente registriamo un aumento del costo dell’energia elettrica di circa il 400% rispetto alla media. Il costo dell’energia e quello del gasolio hanno pesanti ripercussioni sia sulla produzione, sia sulla distribuzione delle merci. Le aziende più energivore, ovviamente, hanno subito il danno peggiore.
Quali sono state fino ad oggi le maggiori ripercussioni nel settore della distribuzione?
Pensiamo ai comparti che richiedono molta energia, più costosa degli anni scorsi, per la produzione del vetro, carta/cartone e alluminio e quanti prodotti di uso quotidiano sono confezionati utilizzando questi materiali.
E’ inoltre aumentato il costo del carburante e quindi del trasporto locale delle merci, ma anche il trasporto marittimo è incrementato incidendo sul costo di quei prodotti semilavorati, soprattutto non alimentari, che arrivano dal Sudamerica e soprattutto dalla Cina.
Entriamo più nello specifico: che effetto sta avendo la guerra nel settore alimentare?
Alcune materie prime stanno mancando. Pensiamo all’olio di semi di girasole. L’Ucraina detiene circa il 50% della produzione mondiale ed è un prodotto importante che ha svariati impieghi come, ad esempio, nel mondo delle salse, in quello delle maionesi, nella produzione del pane in cassetta, biscotti, torte e brioches. L’olio di girasole – per esempio – è usato anche per friggere. Anni fa abbiamo preso la strada di ripudiare l’olio di palma, che aveva dei pregi perché facilmente lavorabile, inodore e insapore. È stato sostituito in gran parte dall’olio di girasole, ma ora i produttori fanno fatica a reperire il prodotto dato che c’è scarsità e registriamo l’aumento di prezzo.
Quali sono gli effetti sui prezzi al consumatore finale?
Abbiamo avuto aumenti dell’ordine del 4 sino al 40 % su alcune categorie di prodotti come pasta, farine, patatine, maionese, olio di girasole e carta igienica, che necessita di molta energia per essere prodotta.
Che cosa vi aspettate nelle prossime settimane e come state cercando di fronteggiare la situazione?
Abbiamo acquistato ingenti quantità di prodotto per anticipare il rincaro con il prossimo listino. Nel nostro settore qualche realtà potrebbe essere più in difficoltà perché non ha gli spazi sufficienti per allocare i prodotti o ha risorse finanziarie insufficienti per fronteggiare questa emergenza. Noi ci siamo mossi per trovare spazi adeguati al fine di collocare la merce. Abbiamo inoltre incrementato i nostri programmi di efficienza per evitare gli sprechi all’interno della nostra azienda.
Mettiamoci nei panni della “sciura Maria” che va a fare la spesa e si accorge oppure no degli aumenti. Come potrebbe far fronte all’aumento di certi prodotti?
Il suggerimento è razionalizzare i consumi e tornare a una cucina più casalinga capace di contenere la spesa. Potremmo aumentare i piatti fai da te e diminuire quelli industriali. Da qualche anno a questa parte, inoltre, notiamo che c’è la tendenza a evitare lo spreco alimentare. La gente si reca più volte nel punto vendita per acquistare il necessario, evitando accumuli inutili di prodotti.
A cura di Angelo De Lorenzi