Knockin’ On Heaven’s Door, Hurricane, Mr Tambourine Man, Like a Rolling Stone e, ovviamente, la celeberrima Blowin’ in the Wind sono state le canzoni protagoniste della serata dedicata a Bob Dylan organizzata da Uniabita di Cinisello Balsamo, la cooperativa edilizia dalla storia ultracentenaria, che ha ripreso in questo modo le proposte sociali e culturali in città dopo il lungo stop imposto dalla pandemia.
E forse, proporre questo spettacolo – sapientemente scritto e condotto da Ivano Bison – si è rivelata la scelta più azzeccata per il periodo. La serata dedicata al menestrello di Duluth, al secolo Robert Allen Zimmerman, Premio Nobel per la Letteratura nel 2016, “per aver creato nuove espressioni poetiche nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”, ha regalato emozioni, rinfrescato la memoria dei fans, incuriosito chi finora lo ha poco frequentato.
Musica dal vivo, le immagini con i testi tradotti in italiano, la guida narrante di Bison, la sorpresa di un Dylan in carne e ossa, interpretato dall’attore Filippo Pellegrini, nonché le parole introduttive di Pierpaolo Forello, presidente di Uniabita, che hanno dato il benvenuto al pubblico hanno caratterizzato una serata trascorsa fra note e citazioni, aneddoti e ricordi di una lunghissima carriera che ha attraversato anni e inquietudini sociali.
Una musica, quella di Dylan, di un’America ribelle, pacifista, antimilitarista e che nella fase iniziale appartiene alla tradizione musicale di sinistra: un’ondata che utilizzava brani folk per creare consapevolezza nei confronti di problemi come il razzismo, lo sfruttamento dei lavoratori e gli abusi del potere da parte delle élite economiche.

Nella sua lunga carriera Dylan ha anche attraversato una fase mistica, capace di sfornare la cosiddetta trilogia cristiana Slow Train Coming (1979), Saved (1980) e Shot of Love (1981). Tutto documentato dal conduttore della serata, che ha anche ricordato come il passaggio dalla tradizione degli spirituals (l’America profonda) alle chitarre elettriche fece infuriare non poco una parte dei fans del Menestrello. Il 25 luglio 1965 l’allora Robert Allen Zimmerman si presentò sul palco a Newport imbracciando una chitarra elettrica che suonò (in tutti i sensi) per i dylaniani di ferro, come una vera e propria eresia.
Impossibile catturare un’immagine univoca dell’artista, cantautore impenetrabile, cantastorie ermetico. Ci rimangono le domande che compongono Blowin’ in The Wind dove brucia veramente il centro della scrittura di Bob Dylan.
Hanno partecipato alla serata organizzata nel Salone di via I Maggio:
Minuccio De Vivo, chitarra e voce
Marta Rainoldi, voce
Andrea Saladini, chitarra e voce
Massimo Capellini, violino, mandolino e chitarra
Daniel Cicognini, tastiere
Luois Savier, basso
Giuseppe Barluzzi, batteria e percussioni
Roberto Guffanti, audio e luci
di Angelo De Lorenzi