Malgrado la paura generale a recarsi in ospedale per effettuare gli esami di routine, in molti casi l’attività diagnostica è proseguita anche nel pieno dell’emergenza coronavirus. E’ avvenuto al laboratorio di Risonanza Magnetica Cardiaca del Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, un’attività fortemente sostenuta dalla Fondazione De Gasperis. «Complessivamente nel 2020 abbiamo effettuato circa 1000 esami, di questi il 77% per esterni. Possiamo dire che la RMC non ha avuto (troppa) paura del Covid; la nostra attività ha subito una flessione, ma in generale si è dimostrata stabile» spiega il cardiologo Patrizia Pedrotti.
La SCMR (Society for Cardiovascular Magnetic Resonance), ovvero la società internazionale di RMC, ha emanato delle linee guida sull’esecuzione di RMC nei pazienti affetti da Covid, sottolineando la stringenza dell’indicazione clinica e fornendo indicazioni sulla protezione del personale e sulla semplificazione dei protocolli diagnostici. «Va sottolineato – aggiunge Pedrotti – che in generale i pazienti con instabilità clinica ed emodinamica non sono candidati ad RMC, indipendentemente dal tipo di patologia da cui sono affetti; in tali pazienti bisogna attendere il ripristino di una condizione clinica stabile (alcuni pazienti non potranno mai essere sottoposti a tale esame per la gravità persistente, spesso con esito infausto della patologia di base), che spesso nei pazienti affetti da Covid coincide anche con una negativizzazione dell’infettività. Nella nostra esperienza abbiamo studiato alcuni pazienti che avevano Covid, complicato da miocardite (infiammazione del miocardio); tali pazienti sono stati studiati una volta negativizzati al Sars-Cov2. In caso di necessità, in presenza di indicazione stringente, in paziente affetto da Covid stabile da un punto di vista emodinamico e respiratorio, è comunque possibile effettuare la RMC, adottando delle procedure di protezione del personale e di sanificazione degli ambienti, che comportano la chiusura dell’attività per uno stabilito periodo di tempo dopo la sanificazione».
L’importanza della risonanza cardiaca
La creazione nel 2006 di un Laboratorio di Risonanza Magnetica (RM) Cardiaca presso l’Ospedale Niguarda è stata resa possibile grazie ad uno sforzo congiunto da parte del Dipartimento di Cardiologia-Cardiochirurgia e della Fondazione A. De Gasperis, con il supporto del Dipartimento di Radiologia. Il Niguarda può vantare il primato di rappresentare la prima struttura ospedaliera pubblica in Italia a disporre di uno scanner per RM (1.5 Tesla, Magnetom Avanto, Siemens, recentemente sostituita dal nuovo scanner da 1.5 Tesla Siemens Aera) esclusivamente dedicato all’imaging cardiovascolare.
La RMC è un esame complesso, di terzo livello, ed è uno strumento diagnostico molto potente, in grado di fornire informazioni, in modo particolare riguardanti la caratterizzazione dei tessuti del cuore, non ottenibili con altre metodiche in modo non invasivo. Tale caratteristica, oltre al fatto di essere il “gold standard” per lo studio della funzione ventricolare, nonché alla possibilità di avere una visione complessiva del cuore e dei grossi vasi, rende la RMC un esame fondamentale per lo studio di numerose cardiopatie (es. cardiomiopatie, cardiopatia ischemica, cardiopatie congenite). La RMC riveste inoltre un ruolo particolare nel follow-up dei pazienti affetti da anemia congenita trasfusione-dipendente (es. talassemia major), nei quali oltre allo studio della volumetria e funzione cardiaca la RMC consente di quantificare in modo non invasivo il sovraccarico marziale cardiaco ed epatico secondario alle trasfusioni, fornendo quindi ai colleghi ematologi un dato prezioso per l’adeguamento della terapia ferrochelante.