Gio. 02 Mag. 2024
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Cinisello Balsamo. Il Convegno sulla scuola: “L’educazione è una partita da giocare sino in fondo”

[textmarker color=”E63631″] CINISELLO BALSAMO -[/textmarker]  Alle ore 9.30 sono state aperte le porte di Villa Ghirlanda Silva sita, Cinisello Balsamo, per dare inizio al convegno “Educare Ancora. Costruiamo il villaggio” promosso dal Comitato Educare Ancora.

Fra i 150 iscritti erano presenti rappresentanti delle comunità cattoliche, copte e russe ortodosse, membri dell’amministrazione comunale, insegnanti, imprenditori ed educatori. La giornata è stata ricca di interventi, dibattiti, testimonianze e ha sviluppato vari piani di lavoro che l’hanno resa densa e feconda.

Come ha sostenuto il professor Giuseppe Meroni (insegnante, membro attivo e fondatore del comitato Educare Ancora), “In questo evento si sono ritrovate tutte quelle persone che da dieci mesi collaborano per la realizzazione di un ‘progetto comune”.

Il Sindaco, Giacomo Ghilardi: “Questa partita la voglio giocare fino in fondo e da subito. Deve giocare un nuovo modello di rapporto con le istituzioni e con le realtà libere del territorio”.

L’amministrazione comunale cinisellese è uno dei maggiori soggetti coinvolti, come ha dimostrato l’intervento del sindaco Giacomo Giovanni Ghilardi il quale, dopo aver sottolineato la necessità di una collaborazione tra governo, regione e comuni, ha messo in luce che: “l’educazione è un valore non negoziabile e la politica ne è responsabile; non può sottrarsi al compito di educare i suoi cittadini”. Il Sindaco ha anche aggiunto: “Questa partita la voglio giocare fino in fondo e da subito. Deve giocare un nuovo modello di rapporto con le istituzioni e con le realtà libere del territorio”.

A seguire mons. Francesco Braschi, uno dei sette direttori della Biblioteca Ambrosiana e moderatore del convegno, ha rivolto una cruciale domanda agli altri due protagonisti del dibattito don Giuliano Giacomazzi, ispettore salesiani Lombardia-Emilia,e padre Carmine Arice, Padre Generale del Cottolengo: “Come cambiano le modalità educative delle organizzazioni cattoliche a parecchi anni di distanza dalla propria fondazione? Cosa resta degli insegnamenti dei fondatori?”

Il primo a dare una risposta è stato padre Carmine Arice che ha spiegato come da centotrent’anni le suore di San Giuseppe Cottolengo si prodigano nel campo dell’assistenza e dell’educazione, seguendo l’esempio del fondatore dell’ordine San Giuseppe Cottolengo il quale, quasi duecento anni fa, ha sentito come primaria necessità quella di creare delle scuole fruibili a tutte le persone e non più solo per i ricchi.

Padre Carmine Arice: “Il cristianesimo si gioca tutto sulla bellezza”

Ancora arsi nel profondo del cuore da questa urgenza, i membri del Cottolengo si prefiggono di “aprire le persone che camminano con loro al bello, al vero e al buono, cioè a quei trascendentali che l’uomo di oggi ha buttato via”. Padre Arice sostiene: “Il cristianesimo si gioca tutto sulla bellezza perché la bellezza risponde a un bisogno dell’uomo e si lega alla bontà”. È importante che una società ponga le sue fondamenta sull’ “essere” e non sul “come” affinché la dignità di ogni singola persona venga riconosciuta. Queste fondamenta permetteranno di parlare di una scuola veramente inclusiva, dove anche il fratello fragile potrà essere accolto senza sentirsi “diverso”.

Padre Arice ha anche sottolineato l’amicizia che lega il Cottolengo alle opere Salesiane di don Bosco e al suo rappresentante don Giuliano Giacomazzi.

Don Giuliano Giacomazzi: “Crescere con la cultura del riconoscimento. Come insegnava don Bosco”

Don Giuliano ha rammentato ai presenti quello che era il contesto storico nel quale ha operato don Bosco e di come egli abbia dato vita al suo compito educativo, al suo “cortile” coinvolgendo i giovani di età compresa fra i diciassette e i ventitré anni. Ancora oggi, dunque, lo spirito salesiano si basa sulla relazione diretta con i giovani. L’interlocutore evidenzia: “Oggi la società è funzionalista, se non sei funzionale a quello che serve a me sei uno scarto da buttare. È necessario invece crescere con la cultura del riconoscimento non dello scarto”. Per l’esponente salesiano l’educazione è “cosa del cuore”; l’impegno è quello di “abilitare i ragazzi alla lettura del loro vissuto interiore per poi poterlo gestire”.

Professor Mazzeo: “La scuola non deve sostituirsi alla famiglia”

Le osservazioni che i rappresentati di questi due carismi religiosi hanno presentato fanno capire come, ancora oggi, l’educazione cristiana possa dare un aiuto a tutti i genitori che sono preoccupati per i loro figli ma che queste opere non possano altresì lavorare al meglio senza l’aiuto dello Stato.

A quasi vent’anni dalla Legge Berlinguer 62/2000, la “parità” e il “trattamento equipollente” sono rimasti principi teorici: la differenza fra le scuole paritarie e quelle statali è ancora molto marcata in molti aspetti anche se il loro fine è il medesimo e consiste nell’istruzione.

Questa differenza è stata notata anche dal professor Mazzeo: “La scuola, sia statale, sia paritaria, educa istruendo. La famiglia educa ma a un certo punto deve delegare questo compito a una istituzione. Si viene così a creare una triade formata dalla figura del maestro, dall’alunno e dalla materia e la famiglia deve essere in grado di collaborare con i docenti senza sostituirsi alla scuola così come la scuola non deve sostituirsi alla famiglia”.

Anche la mostra allestita all’interno della Villa, che vede responsabile il prof. Piero Manzoni, ha dimostrato come la costruzione di un villaggio educativo debba essere sempre un “oggetto in potenza” e che è possibile realizzarlo solo se diventa un compito da svolgere in ambito politico, cristiano e scolastico.

La cooperazione fra il comitato Educare ancora, gli imprenditori e i rappresentanti delle diverse opere religiose permetterà la realizzazione di una scuola elementare e questo dimostra come la strada sia stata tracciata.

L’auspicio è, ora, quello di accogliere tutti coloro che vogliono camminarci per costruire qualcosa che non si fermerà al presente ma sarà una base per il futuro della libera educazione.

Come ammonisce monsignor Braschi; “cerchiamo di riconoscere che il compito educativo è vero solo se è autoeducativo”; “gli adulti che amministrano tale compito sanno riconoscere il loro bisogno di essere educati?”.

 

A cura di Eleonora Mancini

 

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