[textmarker color=”E63631″] CINISELLO BALSAMO -[/textmarker] Sono in tanti intorno alle 9 di questa mattina, i lavoratori assiepati davanti ai cancelli dell’azienda cinisellese Menfi – in via Aleramo – di proprietà del gruppo serbo Zepter. Il titolare è Philip Zepter, conosciuto in Formula Uno per le sue sponsorizzazioni. La ragione della seconda giornata di sciopero indetto dalla sigla sindacale Fiom è presto detta: il licenziamento in tronco di ben 36 dipendenti, senza nessun accordo sindacale.
La Menfi si occupa da anni della produzione di accessori per la cucina, pentole in particolare, e conta ad oggi 88 dipendenti, che però risultano essere in eccesso rispetto alle commesse di lavoro. L’azienda è in difficoltà da circa quattro anni, fanno sapere i sindacati, durante i quali poco o nulla si è fatto per cercare di risollevare le sorti della fabbrica e garantire una continuità produttiva.
“L’azienda è fortemente indebitata – ha spiegato Marco Verga, dirigente Fiom Milano – abbiamo proposto un percorso per evitare che a debiti si accumulassero altri debiti e invece non ci hanno dato ascolto. C’è anche un problema di rappresentatività dell’azienda, perché le due persone che avevamo al tavolo della trattativa non contano assolutamente nulla, non hanno potere decisionale perché chi comanda è Zepter, che non ha interesse nei confronti di questa fabbrica e dei lavoratori”.
Una situazione nota ai lavoratori, che sono consapevoli delle difficoltà che attraversa l’azienda e della necessità di ridurre l’organico. A dicembre la stessa Menfi aveva convocato alcuni lavoratori, quelli più vicini al pensionamento, per proporre percorsi di accompagnamento all’uscita, salvo poi ritrattare le proposte.
Tre mesi fa sono state avviate le procedure di mobilità del personale: “Abbiamo contattato l’azienda per concordare un accordo con sindacato e abbiamo presentato 20 persone disponibili a uscire volontariamente – ha dichiarato Chokral Hassami delle Rsu interne – L’azienda ha rifiutato l’accordo rimanendo sulla sua posizione, hanno detto che volevano 36 persone fuori. Allora abbiamo proposto di accettare prima i 20 volontari e a seguire saremmo stati disponibili per avviare delle trattative con i 16 restanti, ma non hanno accettato. Abbiamo chiesto un accordo fino all’ultimo momento per tutelare i lavoratori e anche l’azienda. Facciamo lo sciopero perché è mancato l’accordo e hanno dichiarato che da lunedì partiranno le 36 lettere di licenziamento. Lunedì faremo un’assemblea straordinaria”.
Fallito anche il tavolo delle trattative in Polis Lombardia per cercare di trovare un’alternativa ragionevole ai licenziamenti.
Oltre il 50 % dei lavoratori della Menfi ha aderito allo sciopero, la preoccupazione è diffusa così come lo sdegno da parte dei dipendenti per il trattamento che l’azienda per la quale lavorano da molti anni sta riservando loro: “Non chiediamo di essere ricoperti d’oro – ha detto uno dei presenti – ma un trattamento dignitoso” e un’altra collega ha aggiunto: “Dopo tanti anni di lavoro essere mandati fuori così è assurdo. Abbiamo ancora un anno di solidarietà, quindi volendo possiamo continuare a fare 4 h come da marzo a giugno, è un risparmio per l’azienda e in un anno di tempo l’azienda avrebbe modo di accompagnare chi vuole uscire, chi è vicino alla pensione, e darebbe modo alle persone di cercare un altro posto di lavoro, ma non si possono buttare in strada le persone dall’oggi al domani”.
Al licenziamento si aggiunge anche la preoccupazione per la presunta impossibilità da parte dell’azienda di liquidare i tfr: “Abbiamo saputo a marzo che non ci pagavano i contributi, non pagavano il fondo per la polizza sanitaria, le trattenute sindacali non versate – ha aggiunto un lavoratore – hanno iniziato a non darci la busta paga, a darci metà stipendio e il saldo dopo 15 giorni, senza nessun preavviso”.
I sindacati si sono detti disponibili fino all’ultimo per raggiungere un accordo che consenta di evitare che 36 famiglie finiscano sulla strada, considerando che la maggior parte di dipendenti – esclusi quelli che sono ad un passo dalla pensione – hanno un’età lavorativa penalizzante per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro.