[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – In provincia di Milano nel mese di gennaio 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015 il totale delle ore richieste di cassa integrazione è diminuito del 35,4 per cento. E’ quanto emerge da Focus Mercato Lavoro, ricerca condotta dall’Ufficio Studi della Uil Milano e Lombardia.
“Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria (196.412 le ore richieste, con una flessione del 79,1 per cento rispetto al 2015) il dato è da ‘prendere con le pinze’, frutto anche del blocco causato dal nuovo processo di autorizzazione, con la soppressione dei Comitati provinciali, previsto dalle nuove disposizioni normative. Preoccupa invece il dato sulla cassa integrazione in deroga, in calo a livello lombardo del 12 per cento ma non a Milano: il 31 per cento totale delle richieste arriva proprio da questa provincia e in particolare dai comparti dell’artigianato e del commercio. A gennaio 2016 sono state 418.590 le ore autorizzate, crescita spiegata anche dal fatto che al momento è stata approvata solo per tre mesi e le aziende possono quindi averne fatto richiesta a gennaio anche in via preventiva, temendo di non avere successivamente altri strumenti a disposizione”, commenta lo studio Vittorio Sarti, segretario Uilm Milano.
“Per la cassa integrazione straordinaria, purtroppo anticamera del licenziamento, la flessione è del 29,8 per cento. Un buon segnale che però andrà rapportato al dato sulla disoccupazione che verrà diramato dall’Istat nel mese di marzo per trarre le dovute conclusioni. Temiamo infatti che i parametri più stringenti previsti dai nuovi decreti possano avere spinto le aziende a passare direttamente al licenziamento senza l’utilizzo di ammortizzatori sociali. Il settore manifatturiero non si può dire ancora fuori dal tunnel della crisi nonostante il 2010, 2013 e 2014 siano stati sicuramente gli anni più bui”, aggiunge Sarti che punta ancora i fari sul caso Ge e Abb a Sesto: “Ci sono imprese che restano in bilico. In provincia di Milano si annunciano nuovi licenziamenti. Ricordiamo a tal proposito le vertenze ancora aperte in General Electric e Abb a Sesto San Giovanni che stiamo seguendo con forte preoccupazione”.