[textmarker color=”E63631″]COLOGNO MONZESE[/textmarker] – “Personaggi singoli o in gruppo nelle scene di vita quotidiana che hanno una viscerale autenticità. Nei loro volti scavati è possibile leggere il dolore che rivela una vita di lavoro, di sacrifici e di qualche gioia, esseri che hanno dentro un’antica tristezza che li avvolge, i sogni uccisi da una realtà sociale spietata”. Queste alcune parole della recensione di Pedro Fiori alle opere dell’artista Tommaso Vei. Il pittore, nato a Soncino nel 1929, da anni è residente a Cologno Monzese, ed espone in questi giorni, fino a domenica 14 dicembre, allo spazio mostre di Villa Casati. Una cinquantina di opere, in una mostra intitolata “Racconti della vita”, dove fa da protagonista il paesaggio Lombardo e in particolare il Po, con i suoi pescatori. Scene di grande spessore sociale, come “Il letto del Po dopo la burrasca” o “Dopo l’alluvione”, lo “Sfratto” o il cortile occupato da “Extracomunitari”.
“Dipinti – continua la recensione – dove lo scavo della pennellata nell’impasto, nelle forme – volutamente rozze e sgraziate, per liberare i sentimenti – dà all’immagine quella forza tutta interna ed al colore quella carica emotiva che distinguono questi quadri”. Dei personaggi, colpiscono queste mani enormi, segno di una fisicità forte, ma anche della voglia di interazione tattile, palpitante, come in “Qua la mano!”.
La mostra è stata organizzata dall’Associazione Amici dell’Arte, in collaborazione c0n l’assessorato alla cultura del Comune di Cologno. All’inaugurazione, oltre a Donato Carissimo, presidente dell’associazione, è intervenuta anche l’assessore Anna Fortunato.
