[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Una lettera “a cuore aperto”, scritta dall’amministratore delegato di una delle aziende sestesi di eccellenza, la Sinteco, per lanciare un allarme: se la moschea si trasferirà in via Trento 106, a fianco alla sede dell’impresa, la produzione sarebbe compromessa, e l’azienda fa capire che potrebbe essere costretta ad andarsene da Sesto. Questo il senso di una missiva dai toni accesissimi indirizzata al sindaco Monica Chittò.
A Sesto la Sinteco, che si occupa di impianti di climatizzazione destinati all’industria alimentare mondiale, ha il suo centro direzionale, produttivo e commerciale. Dà lavoro a una cinquantina di persone e ha un fatturato annuo di 15-20 milioni di euro. Solo una o due altre aziende al mondo sono in grado di produrre i macchinari che escono dallo stabilimento di via Trento. Il 70-80% del fatturato avviene con l’estero.
La preoccupazione dell’azienda nasce dopo l’annuncio del trasferimento del Centro Culturale Islamico. Dovendo lasciare l’attuale sede di via Tasso ma non essendo ancora pronta la moschea in costruzione in fondo a via Luini, la comunità musulmana sestese ha trovato una sede temporanea per la preghiera in via Trento 106. I fedeli dovrebbero trasferirsi nei prossimi mesi, ma nei giorni scorsi alcuni lavori non autorizzati per mettere a posto il capannone avevano scatenato la polemica politica.

“Ciò genera in me profonde preoccupazioni – scrive Adriano Schiavolin, ad della Sinteco – L’area, già fortemente degradata dalla presenza della famosa “palazzina rosa”, tugurio inaccettabile dove da anni covano violenza e criminalità, è assolutamente inadatta a ricevere il nuovo insediamento del centro islamico”.
L’azienda lamenta il fatto che l’area è di vocazione produttiva, così è registrata sul Piano di Governo del territorio. Un cambiamento di destinazione d’uso degli stabili, secondo l’azienda rivoluzionerebbe tutta l’area, rischiando di ingenerare gravi problemi logistici, di viabilità e sovraffolamento.
Questa nuova situazione, continua Schiavolin, si aggiunge ad anni di difficoltà, causate in particolare dalla presenza della “palazzina rosa”, dove a più riprese si sono svolte attività illegali e allacciamenti abusivi alla rete elettrica. “Già in passato abbiamo subito perdite rilevanti ed abbiamo denunciato gravi problemi di viabilità e riteniamo l’insediamento del centro islamico un’ulteriore causa irreversibile di aggravamento della situazione”.
“Confesso – conclude la lettera – che tali situazioni di disagio e conflitto inducono la mia Azienda a gravi riflessioni sulle reali possibilità di un futuro sviluppo produttivo di Sinteco in questo sito”.
Insommma: l’azienda fa capire che potrebbe fare le valigie e andarsene dalla città.
Se la Sinteco dovesse lasciare Sesto sarebbe una grave perdita per il tessuto economico cittadino, che si aggiungerebbe a quella delle Pompe Gabbioneta e alla ditta Marcegaglia, le ultime a trasferire altrove gli stabilimenti.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA
Egr. Sindaco Monica Chittò,
Le scrivo come Adriano Schiavolin, Amministratore Delegato di Sinteco, Società fondata 40 anni fa e presente sul territorio Sestese, quartiere Restellone, dal 1989 quale primaria Azienda costruttrice di macchine ed impianti di alta gamma destinati all’industria alimentare mondiale.
Ho appreso, attraverso le dichiarazioni del Vice Sindaco Cagliani sulla Stampa, che l’Amministrazione Comunale vede di buon occhio l’insediamento del centro islamico nella tanto chiacchierata Via Trento 106 di SSG, civico in cui ha sede la stessa Sinteco.
Ciò genera in me profonde preoccupazioni. Il mancato dialogo con le attività produttive già presenti da anni nell’area mi pare una scelta rischiosa. L’area, già fortemente degradata dalla presenza della famosa “palazzina rosa”, tugurio inaccettabile dove da anni covano violenza e criminalità, è assolutamente inadatta a ricevere il nuovo insediamento del centro islamico.
Secondo quanto normato dal Piano di Governo del Territorio, l’intera area di Via Trento 106 viene riconosciuta come “Ambito Produttivo Consolidato”. E’ quindi previsto dalla normativa l’insediamento di attività produttive, artigianali e industriali e, altrettanto esplicitamente, vengono esclusi gli insediamenti di sedi di enti pubblici, istituzioni ed associazioni.
Allo stato attuale delle cose, si evidenzia l’incompatibilità dell’insediamento del centro islamico con la destinazione urbanistica assegnata all’area.
A cuore aperto Sindaco Le chiedo se si ricorda delle garanzie che in questi ultimi due anni ci aveva dato in merito al mantenimento delle destinazioni d’uso nell’area di Via Trento 106. Garanzie, per altro, sulle quali Sinteco ha preso la coraggiosa decisione di investire milioni di euro per l’ampliamento della propria attività produttiva, nonostante le difficoltà dovute alla crisi economica.
Apprendere dalla Stampa le Vostre attuali intenzioni ci ha spiazzati e profondamente delusi, in quanto vengono tradite le promesse a noi fatte.
Inutile nascondere la preoccupazione per i problemi logistici connessi alla gestione di centinaia di persone in quest’area così piccola. La zona è completamente priva di aree di sosta, nelle vicinanze non vi sono collegamenti con mezzi pubblici e il cortile interno, su cui si affacciano gli edifici industriali, è privo di vie di fuga.
Il rischio di sovraffollamento e congestione è scontato. Quotidianamente l’attività di Sinteco e delle altre aziende interessate prevede il passaggio di personale lavorativo e di mezzi pesanti per il trasporto di merci. Già in passato abbiamo subito perdite rilevanti ed abbiamo denunciato gravi problemi di viabilità dovuti all’interferenza con le attività illegali della famosa “palazzina rosa” (su cui peraltro tutto tace da anni…) e riteniamo l’insediamento del centro islamico un’ulteriore causa irreversibile di aggravamento della situazione.
L’impatto negativo che una decisione tale comporta per le attività produttive è immenso. Confidiamo nella razionalità della Sua amministrazione Sindaco Chittò, nonostante le dichiarazioni fatte dal Suo Vice-Sindaco.
Ci auguriamo fermamente che l’area resti esclusivamente a destinazione d’uso produttivo-industriale e che si ponga rimedio alla promiscuità di destinazioni d’uso, nel rispetto della normativa vigente e a tutela del decoro, della sicurezza e del buon senso.
Confesso che tale situazione di disagio e conflitto inducono la mia Azienda a gravi riflessioni sulle reali possibilità di un futuro sviluppo produttivo di Sinteco in questo sito.
I migliori saluti
Ing. A. Schiavolin
AD SINTENCO IMPIANTI