[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Un bar salvato dai suoi clienti. In tanti si sono mobilitati, scendendo in strada per far sentire la loro voce. Mercoledì 21 maggio mattina, il presidio di protesta contro lo sfratto del bar Livorno di via Marx angolo via Livorno, a Cascina Gatti, ha vinto la prima battaglia. Il presidio ha convinto l’ufficiale a concedere una proroga di 3 mesi ai titolari. Avranno tempo fino al 16 luglio per saldare il debito contratto con la finanziaria.
“Siamo davvero contenti del supporto avuto dal nostro quartiere – dice Giliola Maiorano, che ieri sera è stata anche ospite a Telelombardia, dove ha raccontato la sua storia – ora però ci vuole un po’ di sacrificio: faremo tutto ciò che serve per riuscire a coprire il debito. Organizzeremo eventi e grigliate per poter raccimolare i 50mila euro necessari”. Anche gli stessi clienti si stanno mobilitando per organizzare una “cordata” e aiutare il bar a raccogliere i soldi ed evitare lo sfratto.
Il periodo difficile è iniziato nel 2009, quando a causa della crisi i gestori hanno iniziato a non pagare il leasing per il pagamento dei muri. Il debito ammontava a circa 34mila euro, diventati poi 50 con le spese legali.
Nei giorni scorsi i titolari avevano chiamato a raccolta gli affezionati e i cittadini del quartiere con una lettera inviata anche ai giornali.
“Siamo costretti a mobilitarci con tempi ristretti e in condizioni di urgenza per porre alla conoscenza dell’opinione pubblica quanto avviene. Per anni questi esercenti hanno pagato le rate di un leasing con cui riscattare l’attività che gestivano fin dall’apertura, nel 2003, e tutte le rate hanno pagato fino a che si sono trovati con “l’acqua alla gola” a causa della crisi. Trattando con la finanziaria che gestiva il leasing hanno però scoperto che gli importi che erano loro addebitati erano di gran lunga superiori agli importi effettivi che dovevano essere corrisposti: è così iniziato un periodo in cui la famiglia proponeva un piano di ammortamento del debito che tenesse conto dei ritardi nel pagamento di alcune rate e un ricalcolo del debito complessivo. In tutta risposta la finanziaria ha fatto ricorso al Tribunale per disporre lo sfratto e il pignoramento dell’attività commerciale e, pur con l’intervento di avvocati e a fronte di precise garanzie, non sembra disposta a trattare.
Inutile dire che per la famiglia che gestisce il bar si è aperta una fase di incertezza che a breve è diventata disperazione. Con il sostegno della nostra associazione e di tanti altri commercianti, residenti del quartiere popoloso e popolare, amici, la disperazione si è trasformata in breve in combattività: nessuno è disposto a permettere lo sfratto e il pignoramento del bar”.
*la foto pubblicata in un primo momento è stata rimossa: era stata scaricata da facebook, dove era stata ritagliata e pubblicata, non sapendo che era protetta da Copyright.