Ven. 20 Set. 2024
HomeAppuntamentiMilano, Julián Cárron alla Triennale presenta il libro Abitare il nostro tempo

Milano, Julián Cárron alla Triennale presenta il libro Abitare il nostro tempo

Giovedì 13 giugno 2024 alle ore 19.00 la Triennale Milano (viale Alemagna 6, Milano) ospita Julián Cárron, per la presentazione del volume Abitare il nostro tempo: un’occasione per tornare a parlare del nostro presente, un periodo storico caratterizzato da profondi cambiamenti.  Nel testo tre grandi personalità filosofiche – Julián Cárron, Rowan Williams e Charles Taylor – offrono una riflessione sul senso della vita, un messaggio per tutti coloro che intendono provare a vivere il reale senza paura.
Julián Carrón, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dialoga nell’occasione con Monica Maggioni, giornalista Rai. A introdurre l’incontro Alessandra Gerolin, curatrice del volume e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’ingresso è gratuito previa iscrizione on line.

Ospitiamo la recensione al volume di don Simone Riva, vicario parrocchiale presso la parrocchia di Sant’Ambrogio a Monza, insegnante, nonché autore del libro l’Intensità dell’istante, Youcanprint.

La storia è quella di una ragazza come tante della Francia di inizio ‘900. Cresce in un clima che la porterà, a diciassette anni, a dichiararsi atea, fino ad arrivare a scrivere: «Dio è morto! Viva la morte!». Quella strada, però, avrebbe dovuto fare presto i conti con due imprevisti. Il primo è che l’amico di cui si era innamorata, Jean Maydieu, decide di entrare nei domenicani. Il secondo avviene il 29 marzo del 1924, lei lo chiama il suo incontro “abbagliante” con Dio. Scrive: «Leggendo e riflettendo ho trovato Dio; ma è pregando che ho creduto che Dio mi aveva trovata e che Egli è la verità vivente, e che lo si può amare come si ama una persona». Dio ha le sue strade e le nostre devono fare i conti con le sue. Papa Francesco ha dedicato alla Delbrêl l’udienza generale dell’8 novembre 2023, da cui è tratto il titolo del libro: “Abitare il nostro tempo”. Nel suo intervento il Santo Padre mostra che l’unico modo per “abitare il tempo” è abitare noi stessi, prendere sul serio quel «vuoto che gridava in noi la sua angoscia», prendendo a prestito l’espressione che Madeleine utilizza per descrivere il sintomo di ciò che le sarebbe capitato.
Alessandra Gerolin, nella sua Introduzione al libro, lo dice con una frase molto efficace: «Alla radice dell’“abitare” vi è un “cuore continuamente in uscita” (sempre Papa Francesco nell’udienza già citata), ossia un cuore che desidera incontrare l’altro e non ha paura di farlo». Il primo incontro di cui siamo testimoni è quello fra gli Autori del testo, che ci prendono per mano alla scoperta di cosa significa la parola “altro”. Infatti, una volta constatato che «non viviamo più nella cristianità», come afferma Taylor nella sua prima risposta, e che il nostro contesto è «caratterizzato dal crollo delle evidenze», come sottolinea Carrón, la questione dell’altro rimane ancora più aperta di prima.

«La questione del desiderio, della nostalgia, dell’umano che vibra in noi è decisiva»

«Oggigiorno le persone sono alla continua ricerca, spinte dall’interrogativo su come potersi adattare e riconciliare con la vita e con la realtà stessa», dice Williams rispondendo alla medesima questione. Sorprendere le persone, anzitutto noi stessi, alle prese con queste urgenze di significato, ci consentirà di scoprirle realmente amiche, vincendo quella paura che spesso determina i rapporti. La commozione per il mistero che è l’altro ci spalanca al valore della sua presenza.
Lo ribadisce così Williams: «Ogni vita umana ci chiama ad avere attenzione, a servirla, a provare gioia per lei e a entrarci in comunione». Commozione e comunione diventano le chiavi per aprire il grande portale che è l’uomo. Proprio a questo livello di esperienza sorprendiamo noi stessi. Carrón ha, a questo proposito, un’espressione formidabile: «La questione del desiderio, della nostalgia, dell’umano che vibra in noi è decisiva. Perché è a questo umano che vibra dentro di noi, è a questa attesa di compimento che Cristo si pone come risposta, offrendo la possibilità di fare esperienza della gioia». Cosa permette di non perdere l’occasione di questa esperienza? Continua sempre Carrón, facendo riferimento a don Giussani: «Niente è più decisivo che guardare con tenerezza alla propria umanità. Senza questa tenerezza verso di sé è difficile che una persona possa scoprire la vera portata del cristianesimo».

Certo, nessuno è ingenuo, nemmeno i nostri Autori. Ci sono delle tentazioni sempre dietro l’angolo: la mania del controllo, la scorciatoia del potere, la delega a un sistema di regole sempre più precise… ma in noi c’è qualcosa di irriducibile, che fa sentire tutto il suo disagio di fronte a questi rischi. Del resto siamo fatti per il compimento della vita, sfida spesso richiamata nel testo.
Afferma Williams: «Il compimento a cui siamo chiamati non consiste nel colmare lacune. Non si tratta di appagare un bisogno. Stiamo parlando di espandere la capacità di continuare a crescere». Senza libertà, nostra grande alleata, non si dà alcuna possibilità di compimento. «Il fatto che siamo liberi – continua Williams – ha poco a che spartire con il fatto di trovarci davanti a una molteplicità di scelte e invece ha molto a che vedere con il fine ultimo, con l’incontro con la verità e la realtà».
Carrón avverte che: «Tante volte non si prendono le mosse da esperienze vissute, ma da un’immagine o da un’idea che ciascuno si fa di cosa sia la realtà, il cristianesimo o la vita, e questo a prescindere da Cristo». Questa mi pare essere la chiave per non scappare dalla realtà, per poter incontrare veramente l’altro, e per fare i conti con sé stessi. Un testo, dunque, che non molla mai la presa sulle questioni decisive, affrontate di petto da tre amici che non hanno avuto sconti dalla vita e che, proprio per questo, aiutano davvero, senza fronzoli, a guardare alle sfide del presente come una grande occasione, anzi, dice Williams, come una “vocazione”. Altro che «Dio è morto! Viva la morte!», qui è tutta vita.

La “vocazione” del tempo presente
 “Abitare il nostro tempo”
di Julián Carrón, Charles Taylor, Rowan Williams
Rizzoli, 2024

 

 

ARTICOLI CORRELATI