Gio. 02 Mag. 2024
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I 60 anni di Bugno nel giorno di San Valentino

Il signor “vedremo” domani compie 60 anni. Campione dallo sguardo indecifrabile, corridore magnifico e dolente, Gianni Bugno ha tolto la noia – quella vera, non quella cantata a Sanremo da Angelina Mango – a tanti pomeriggi, ha riempito di gioia i suoi tifosi, ha fatto anche soffrire per certe vittorie mancate. È stato ciclista ed elicotterista, spesso un campione senza sorriso, enigmatico, talvolta appariva anche assente in mezzo al gruppo.
Il Gianni appartiene a quel ciclismo raccontato al meglio da Titta Pasinetti, inviato de Il Giornale, tutto genio e sregolatezza, prematuramente scomparso per colpa di una malattia che non perdona, e che fece in tempo a ritrarre un’epoca: “Era così bello. Era così roseo. Il Giro, il ciclismo, l’andare, il vivere tutti insieme in questo grande circo viaggiante”, così scriveva su Il Giornale nel giugno del 1994 diretto da Indro Montanelli. Si viveva “Da nemici, da amici, da confidenti, da amanti. Era bellissima la faccia lupina di Berzin, era bellissima la faccia sconvolta di Indurain, erano bellissimi i silenzi di Bugno, le rabbie di Chiappucci, le occhiaie rubate, le notti sognate …”.  Bugno, cresciuto e vissuto a Monza, aveva una pedalata calligrafica, un talento innato per il ciclismo e una tendenza a chiudersi, isolarsi e poi riemergere per agguantare la vittoria. Cavaliere amletico, era il contrario di Chiappucci, il suo rivale, estroso ed estroverso, tant’è che le tifoserie italiche si erano divise in due fazioni: i razionali si identificavano con Bugno, gli irrequieti con il guitto di Uboldo. Sulle salita del Lissolo, in Brianza, nella Coppa Agostoni, non si alzava dal sellino, mentre tutti gli altri si scannavano in bici, sputavano l’anima, rincorrevano i fantasmi.

Due volte iridato

La sua carriera è stata fantastica: due volte campione del mondo, nel 1991 a Stoccarda e  nel 1992 a Benidorm, in Spagna. Nel 1990 vinse il Giro d’Italia conquistando la maglia rosa nella prima tappa e tenendosela stretta sino alla vittoria finale, senza mai cederla un giorno. Ha vinto anche quattro tappe al Tour de France e due alla Vuelta. Fra le sue numerose vittorie c’è anche la conquista di una Milano-Sanremo e di un Giro delle Fiandre. Proprio i due Mondiali sono le gare rimaste più a lungo nel ricordo dei suoi tifosi. A Stoccarda regola un gruppetto composto da altri tre avversari. Imposta la volata davanti nei metri finali, secondo è Rooks, terzo Indurain. Alza le braccia al cielo in anticipo e per poco non combina la frittata. Nel Mondiale spagnolo gli azzurri sono protagonisti ed entrano numerosi nella fuga vincente. Corsa dura e selettiva, l’insidia era Jalabert. Nel lunghissimo, interminabile rettifilo finale Bugno è pilotato dal fedele Perini. Il Gianni va in carrozza, la vittoria è netta, regale. Secondo arriva il francese, terzo è il russo Konyšev.

A Monza c’è un suo tifoso che vorrebbe costruirgli una statua e posizionarla nel quartiere dove abitava insieme ai genitori che gestivano una lavanderia. Forse non porta bene, ma lui è d’accordo. L’amministrazione, invece, tergiversa. Vedremo.
Angelo De Lorenzi

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