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La festa di Bergamo per Felice Gimondi: cinquant’anni fa la vittoria mondiale a Barcellona

Oggi Bergamo celebra il suo campione, Felice Gimondi, che cinquant’anni fa, il 2 settembre 1973, batté Freddy Maertens, Luis Ocaña ed Eddy Merckx. Fu un episodio memorabile per il corridore di Sedrina e per tutti i tifosi italiani, perché il grande favorito era Eddy Merckx, il Cannibale, arrivato solo quarto al traguardo.

A distanza di mezzo secolo da quella indimenticabile giornata, la capitale orobica dedica una giornata al campione, scomparso il 19 agosto 2019, ma il cui ricordo è ancora molto vivo in migliaia di appassionati di ciclismo.

Questa mattina, alle 11, è stato inaugurato un monumento in piazza Dante, nel centro della città: una bicicletta in legno, scultura ideata dall’artista Emiliano Facchinetti, sulle cui due ruote sono incise le più importanti vittorie di Felice Gimondi. La cerimonia si è svolta alla presenza di Gianpaolo Sana, presidente del museo del legno Tino Sana di Almenno San Bartolomeo e principale promotore dell’evento, della figlia del campione, Norma Gimondi, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, di Giovanni Malanchini, consigliere di Regione Lombardia, Lara Magoni, sottosegretario allo sport di Regione Lombardia, e Roberto Perico, responsabile della direzione territoriale del Banco BPM.

La giornata di festeggiamenti prosegue nel pomeriggio. Alle 17 è in programma una tavola rotonda con Gianni Bugno, Davide Cassani, Davide Boifava, Claudio Corti, Ernesto Colnago e Gianluigi Stanga. Alle 21 c’è la rilettura del romanzo di Paolo Aresi “La vita a pedali”.

La sconfitta più amara per Eddy Merckx

Fu una giornata bellissima per Felice Gimondi, mentre per Eddy Merckx risultò essere la sconfitta più amara della sua carriera. Ancora a distanza di tanto tempo l’ex campione belga ritiene che il suo compagno di squadra, Freddy Maertens, corse per farlo perdere favorendo Ocaña e Gimondi.

Quel giorno faceva un gran caldo in Catalogna. Il percorso – 17 giri con la salita del Montjuic – si preannunciava particolarmente selettivo. Felice Gimondi partì da capitano unico, perché il Ct Nino Defilippis aveva lasciato a casa Gianni Motta, in forma, ma che non andava molto d’accordo con il campione bergamasco. Al primo attacco di Merckx, Gimondi gli si attaccò a ruota, seguito da Luis Ocaña , ottimo scalatore e fresco vincitore al Tour. Si formò un gruppo composto anche dallo spagnolo Domingo Perurena e un giovane Giovanni Battaglin. Ai 60 chilometri dal traguardo, Merckx attaccò di nuovo; resistettero solo Gimondi, Ocaña e Maertens. I quattro si disputarono l’iride allo sprint. Al di là di ogni previsione, Maertens impostò una volata lunghissima, Eddy lo raggiunse, ma si piantò. Gimondi trovò un varco, affiancò Maertens e vinse in progressione con il colpo di reni finale. Primo Felice, secondo Maertens, Ocaña terzo. Il Cannibale arrivò addirittura quarto. Quel giorno Merckx pianse dopo il traguardo e rifiutò le interviste televisive.

Angelo De Lorenzi

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