“Chi l’avrebbe mai detto?”. Ramona voleva laurearsi in Veterinaria e curare gli animali. “Mai avrei pensato di lavorare nella ristorazione e invece è accaduto!” Aveva iniziati gli studi nel suo Paese, la Romania, ma dopo un anno china sui libri si sentiva stanca e voleva staccare la spina: “Ho preso un anno sabbatico e sono venuta in Italia. Mi sono innamorata subito del vostro Paese!”. “Avevo scelto di vivere a Milano perché avevo delle conoscenze, ma ho viaggiato un po’ per conoscere il resto dell’Italia. Un giorno capitai in un McDonald’s e assaggiai un dolce di cui sono particolarmente golosa. Lasciai anche il mio curriculum, senza neanche tanta convinzione, e fui chiamata per il colloquio. Mi telefonarono chiedendomi: sarebbe interessata? Io ho risposto: sono incuriosita. Andai al colloquio e venni assunta subito”.
“Sono sempre stata sostenuta, supportata e sopportata”
Inizia così, quasi per caso, la carriera di questa ragazza poco più che trentenne, mamma di una bimba di 3 anni e mezzo. Incontriamo Ramona nel ristorante McDonalds’ del Centro Sarca a Sesto San Giovanni che fa parte della società Euroristoro, del Licenziatario Giacomo Bosia, che gestisce 21 ristoranti tra milano e Hinterland; tratti delicati, gentilezza e un ottimo italiano, con qualche impercettibile inflessione madrelingua: “Quando andai al colloquio per l’assunzione ero molto agitata, ma fui sostenuta dal direttore con il quale parlai. Mi rassicurò dicendo che anche lui era di origine straniera. Ho così subito toccato con mano uno dei princìpi della nostra azienda ovvero l’inclusione. Sono stata subito aiutata nell’ambiente di lavoro. Quando ho iniziato a lavorare sapevo parlare pochissimo l’italiano; avevo un muro di fronte a me, ma ho trovato persone che mi hanno aiutato ad affrontare qualsiasi difficoltà. Posso dire di essere sempre stata sostenuta, supportata e sopportata, soprattutto all’inizio della mia carriera”.
“Un ambiente inclusivo. Nei fatti”
Il lavoro è diventato subito una fonte di sostegno economico e un ambito professionale nel quale realizzarsi. “Dopo solo sei mesi – aggiunge Ramona – mi hanno proposto di occuparmi della formazione interna. Mi sono stupita di questo incarico e ho capito che l’azienda aveva fiducia in me e stava investendo sulla mia persona. Nel mio lavoro ho trovato tante gratificazioni e mi sento realizzata”.
Se nel lavoro una giovane donna può trovare fattori di soddisfazione – non solo economica – spesso è la vita famigliare a essere penalizzata. Per conciliare i due ambiti si è costretti a trovare delle soluzioni di compromesso perché sappiamo che spesso i tempi e le esigenze del lavoro mal si conciliano con le necessità famigliari. Qui il paradigma sembra capovolto. “Proprio il fatto di avere un lavoro stabile e uno stipendio sicuro mi ha spinto a diventare mamma. Ora, nella vita di tutti i giorni, riesco a conciliare la vita famigliare con i turni e i tempi del lavoro. Quando rimasi incinta l’azienda mi diede la possibilità di cambiare il ristorante dove lavorare”.
“Oggi – aggiunge Ramona – vivo con serenità le circostanze. Riesco a seguire mia figlia, ho dei progetti che porto avanti con lei. Ho iscritto la bambina all’asilo montessoriano dove ha la possibilità di imparare subito due lingue: l’italiano e l’inglese. Quando sarà più grande potrebbe imparare il romeno, ma non voglio che sia un’imposizione: deciderà lei quando sarà il momento. Mia figlia fa progressi da gigante, è già in grado già di sostenere conversazioni in inglese. Guardo con stupore e ammirazione i progressi che fa ogni giorno. Credo che stiamo facendo un buon investimento perché la conoscenza delle lingue è molto importante”.