In questo personalissimo diario Dentello si rivolge direttamente alla madre scomparsa, tratteggiando bozzetti di vita quotidiana in cui affiora l’umanità di una figura di cui, lontano da mitizzazioni e idealizzazioni, non vengono nascosti gli aspetti più prosaici. Ne emerge il ritratto di una donna vigorosa, forte, decisa e allo stesso tempo tenera e protettiva, che alle ingiustizie della vita oppone le armi dissacranti dell’ironia e del sarcasmo.
Edito per La nave di Teseo, questo è il terzo lavoro dello scrittore brianzolo, trapiantato nella periferia milanese di Bicocca.
“Ribattezzo il tumore in tuamore per esorcizzare la sventura”
In un susseguirsi di ricordi, tra aneddotica privata (in cui i momenti drammatici della malattia occupano una parte minima del libro) ed eventi della Storia, si delineano le vicende di Melina, giovane siciliana trapiantata nella Brianza degli anni Sessanta; a queste fa da contraltare il dolore presente, mancanza e nostalgia di un legame affettivo reciso definitivamente. Racconto e riflessioni si alternano all’interno di un unico flusso di coscienza, dove a parlare è una voce delicata, capace di lasciarsi andare a una commozione malinconica ma mai straziata: «Ora la finestra è il desolato benvenuto dei vuoti che mi attendono».
L’autore intesse un dialogo che diventa anche occasione di confessione postuma, svelando i non detti del rapporto con la madre e dando ragione dei motivi del suo scrivere: scrittura che non vale solo come memoria ma funziona anche da riscatto, per ripagarla delle delusioni della vita – estremo «tentativo di essere figlio fino in fondo».
Al lirismo mai ingombrante di certe frasi («Sfiorare la tua intimità è stato come sublimare l’istante in cui mi hai partorito») risponde il parlato vivo della quotidianità, che si manifesta nel dialetto, nei colloquialismi e volgarità dei suoi personaggi; questo materiale linguistico viene composto con sapienza dentro una prosa misurata, attraverso la precisione dei termini e delle espressioni – cifra stilistica dell’autore che appare ormai consolidata.
Il pregio del libro di Dentello sta nella capacità di oggettivare le vicende senza distaccarsene: trasuda partecipazione evitando l’affettazione, è emotivamente coinvolto ma non scade nel patetico, riuscendo infine nel suo intento: ritrovare (e far scoprire) nell’amore materno il centro e il senso di questo volume.
L’ascesa letteraria di uno scrittore autodidatta
Crocifisso Dentello è uno scrittore autodidatta – con gli studi non è andato oltre la terza media – che si è costruito un affezionato seguito anche grazie ai social network. Dopo una serie di rifiuti esordisce con Finché dura la colpa (Gaffi, 2015), che trova il parere favorevole di critici e pubblico; arriva ad essere notato da Elisabetta Sgarbi che lo accoglie a La nave di Teseo, per cui pubblica La vita sconosciuta (2017). Collabora al Fatto Quotidiano.
Crocifisso Dentello
Tuamore
La Nave di Teseo, pagg. 122, euro 17,00
a cura di Simone De Lorenzi