Ven. 29 Mar. 2024
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Medico e scrittrice, il romanzo di Ilaria Fulle fa bene alle donne

Luca, infermiere, e Alex, dottoressa dell’ospedale di un piccolo comune della Pianura Padana, si incontrano e vivono una breve relazione. Quando l’amore finisce il sentimento di Luca nei confronti della donna si fa morboso: i pensieri di vendetta accompagnano la vita dell’uomo che a fatica riesce a dominare il desiderio di punire Alex per aver troncato il rapporto. Finisce qui – per lasciare intatto il gusto della scoperta personale – il nostro racconto della trama del romanzo scritto da Ilaria Fulle, dottoressa specializzata in radiologia, oggi libera professionista in vari centri diagnostici e che per oltre 20 anni ha lavorato al Policlinico San Matteo di Pavia. Stella acuta notturna, edito da Intrecci edizioni, è un thriller ambientato nel mondo della medicina che mette a fuoco i temi della violenza di genere. Ne parliamo con l’autrice.

Dottoressa, perché ha ambientato il libro proprio all’interno di un ospedale?
La conoscenza dell’ambiente di lavoro che frequento abitualmente mi ha sicuramente avvantaggiato. Mi sono mossa in una sorta di comfort zone, che mi ha permesso di sviluppare al meglio la trama.

Quali messaggi ha voluto comunicare con questa sua opera?
Nelle pagine del libro che ho scritto ho voluto trasmettere due messaggi importanti: il primo è che le donne vittime di violenza devono prestare sempre attenzione ai segnali provenienti da quegli uomini incapaci di accettare la fine di una relazione. E di conseguenza chi è vittima di un sopruso deve trovare la forza di denunciare i maltrattamenti. Il secondo messaggio riguarda il tema della dimenticanza sociale: le donne vittima di violenza spesso diventano solo numeri delle statistiche.

Come nasce in lei la passione per la scrittura, per nulla scontata visto che esercita il mestiere di medico?
Ho sempre avuto interesse per la lettura, fin da piccolissima. Mi ricordo mia mamma che mi leggeva la favola di Pinocchio. Sono vissuta insieme ai libri. Nel tempo ho scoperto anche la necessità  di scrivere. E così ho iniziato con alcuni racconti. In fondo anche nel mio lavoro quotidiano ho sempre a che fare con la scrittura quando sono chiamata a scrivere i referti…

Ha degli autori di riferimento?
Mi piace molto la letteratura di genere, i thriller e i gialli. Amo Agatha Christie, ho letto le opere di Stephen King, quelle di James Patterson, ho una predilezione nei confronti di Ilaria Tuti. Sono interessata ai temi riguardanti la follia umana. Nel mio libro c’è una trama principale che racconta di una violenza sociale, ma anche una sottotrama che ha come protagonisti due medici. Ho cercato di descrivere alcune torbide figure con intenti manipolatori nei confronti del prossimo.

Che stile di scrittura pensa di avere adottato?
Procedo per ritmi serrati, il racconto è avvincente e con questa tecnica affronto temi socialmente importanti.

Il suo romanzo si apre con un verso di Antonia Pozzi…
Sono molto affezionata a questa poetessa, una donna morta suicida dopo aver subito molte vessazioni psicologiche. Nel brano della Pozzi che riporto, c’è un messaggio di speranza.

Una curiosità. Dove ha trovato il tempo per scrivere il suo libro?
In effetti con il lavoro e la mia numerosissima famiglia – ho ben 6 figli – non è stato semplice, tuttavia sono riuscita a trovare degli spazi e del tempo da dedicare alla stesura del romanzo. Ho utilizzato i week end e alcuni pomeriggi all’interno della settimana e soprattutto una vacanza nell’isola di Minorca dove mi sono impostare di completare il lavoro.

Che riscontro sta avendo dai suoi lettori?
Positivo. Sono già uscite varie recensioni del mio libro e i giudizi sono più che lusinghieri. Alcuni lettori, colpiti dalla storia che racconto, mi hanno scritto per farmi i complimenti. Credo che il romanzo racconti un tema molto e sentito e quindi la storia abbia la forza di coinvolgere i lettori.

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