Mar. 19 Mar. 2024
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Don Samuele Ferrari: “l’oratorio San Luigi, la parrocchia Sant’Ambrogio, la Stella Azzurra… La mia vocazione nata a Cinisello Balsamo”

[textmarker color=”E63631″] CINISELLO BALSAMO [/textmarker] “Mamma e papà hanno avuto sempre uno sguardo che mi ha toccato in profondità e hanno accompagnato le mie scelte con la loro esperienza e saggezza”. Don Samuele Ferrari racconta così il rapporto decisivo che lo ha accompagnato durante tutti questi anni, fino alla scelta di donarsi completamente al Signore attraverso il ministero sacerdotale.

Lo scorso 5 settembre è diventato prete nel Duomo di Milano. Il vescovo monsignor Mario Delpini lo ha nominato assieme ad altri 22 ex seminaristi e un diacono nicaraguense. Qualche giorno dopo ha offerto la sua testimonianza all’oratorio San Luigi nel corso di un appuntamento organizzato dal gruppo cultura del Decanato. Samuele Ferrari, 30 anni, (ma sembra un filo più giovane), una laurea in ingegneria prima di imboccare la via per Venegono, è un volto noto di Cinisello Balsamo. Come dirà in questa intervista, Samuele non approderà subito in una parrocchia, perché il Vescovo ha chiesto a lui e a un altro sacerdote, don Francesco Castiglia, di continuare a studiare dopo l’ordinazione presbiterale per mettere a servizio della Chiesa diocesana la loro intelligenza e le loro capacità.

Don Samuele, lei è sacerdote da poco: può raccontarci, seppur brevemente, come è maturata in lei la sua vocazione?
Per dirla in maniera molto sintetica, la mia vocazione è maturata certamente a partire dall’educazione ricevuta e dalle esperienze vissute in ambito ecclesiale, ma in particolare modo nella quotidianità, dal servizio nei confronti dei più piccoli e dallo scoprire che il Vangelo è vero nella concretezza della nostra vita.

Come ha influito l’ambiente di Cinisello, l’oratorio le scuole che ha frequentato?
A Cinisello e alle realtà presenti sul suo territorio devo molto di ciò che ho vissuto e tanto della mia formazione umana e cristiana. L’oratorio San Luigi, la parrocchia Sant’Ambrogio e la Stella Azzurra hanno sempre accompagnato la mia crescita, insieme alle scuola. Ho frequentato le elementari alle Mazzarello, poi le medie ai Salesiani (è vero che l’ingresso è a Sesto, ma parte della loro scuola è sul territorio di Cinisello): sono stati luoghi in cui ho messo le basi per le mie conoscenze a partire dallo stile del Vangelo. Ritengo importante anche aver frequentato il liceo classico al Casiraghi, perché è stato un luogo stimolante di confronto con gli amici, i miei compagni di classe e i professori: è stato un tempo per aprire gli orizzonti e rinforzare nel dialogo le mie fondamenta. Anche negli anni dell’Università, Cinisello è sempre stata importante per me con le varie attività legate alla Stella, alla parrocchia e al decanato. Cinisello sarà sempre il luogo delle mie radici e della mia famiglia: questo è scritto nella mia vita e sempre lo sarà, perché sono qui le mie origini.

Come hanno reagito i suoi genitori quando ha comunicato loro l’intenzione di entrare in seminario?
Faccio una precisazione… la reazione che mi ha più sorpreso non c’è stata quando ho detto che sarei entrato in seminario, perché solo loro (e mio fratello) sapevano da mesi che ci stavo pensando: a questa comunicazione, ormai a poco tempo dall’ingresso, furono molto contenti. Il ricordo più suggestivo è del momento in cui ho comunicato loro il fatto che stavo facendo un percorso di discernimento per il seminario – per intenderci, che ci stavo pensando seriamente. Dopo averli fatti sedere sul divano e averglielo detto, ci furono 10 secondi di silenzio, poi mia madre disse: «Tu pensi che noi non l’avessimo già capito?». E mio padre, visto che lui e mia mamma lavorano con i preti (l’uno al PIME e l’altra ai Salesiani), sapendo bene le gioie e soprattutto le difficoltà della vita sacerdotale, mi disse di pensarci molto bene. Penso che, nonostante ci possano essere litigi e fatiche in qualsiasi rapporto genitori-figli, mamma e papà abbiano sempre uno sguardo che ci tocca in profondità e accompagnino le nostre scelte con la loro esperienza e saggezza.



Durante l’incontro organizzato dal gruppo cultura del Decanato, hai detto: “Se scegli il Signore, scegli per sempre”. Ci può spiegare il significato di questa frase?
Una delle certezze che la fede ti consegna è quella di sapere che il Signore, Gesù Cristo, è risorto dai morti, ha vinto la morte per sempre. Quando si sceglie di seguire Lui, si ha la possibilità di percepire già qui ed ora un profumo d’eternità, una gioia profonda, un amore pieno. Quando si sceglie con il Signore e per il Signore, c’è la serenità di poter scegliere per sempre, per tutta la vita. 

E poi ha parlato della questione della libertà in riferimento alla relazione con i genitori: “La libertà di poter scegliere, essere custodito, ma libero”.

Come si declina nel concreto questo principio?
Nel concreto, credo che si declini in tanti piccoli esempi, in cui i genitori fanno alcuni appunti o danno suggerimenti e rimproveri, ma non ti obbligano a fare ciò che vogliono loro. Ovviamente questo tipo di relazione vive dei passaggi, che sono differenti nei vari momenti della vita (cambia se un figlio ha 10 o 25 anni)… Però per fare qualche esempio più concreto: non sono stato forzato a scegliere gli indirizzi scolastici, ho sempre fatto di testa mia. Nel piccolo potrei raccontare un episodio… una sera tornai molto tardi (la sera ero spesso fuori per impegni vari in oratorio o al PIME o con gli amici) e mancavano 2 giorni a un esame importante. Avevo 22 anni, ma mio padre si alzò al mio rientro (cosa che non accadeva mai, proprio mai!) e mi disse in maniera molto netta che dovevo darmi una regolata perché, se poi l’esame non avesse avuto i risultati desiderati, a rimanerci male sarei stato io, dovendo poi ridarlo, consapevole che avrei potuto fare di più. Alla fine: esame passato con voto basso… poi l’ho ridato. 
Morale della favola: sarei comunque stato libero di continuare a uscire, ma ho capito che i miei mi conoscevano bene e volevano il mio bene… anche questo piccolo episodio me lo ha dimostrato: libero, ma custodito!



Qual è la sua prossima destinazione? Che cosa farà ora?
Per i prossimi anni sono stato destinato all’approfondimento dei temi educativi e catechetici. In particolare frequenterò l’Università Pontificia Salesiana di Roma, dove studierò Scienze dell’Educazione con l’indirizzo in Catechetica. Con una prospettiva di lungo periodo, tra qualche anno il mio studio sarà messo a disposizione principalmente in seminario per la formazione dei seminaristi nel loro percorso verso il sacerdozio.

Come immagina la vita da sacerdote?
Anche se ciò che mi è stato chiesto non è il più consueto impegno oratoriano o parrocchiale, i punti imprescindibili per la mia vita presbiterale, anche di studio, rimangono gli stessi: l’entusiasmo per il Vangelo; il desiderio di stare tra la gente dove sono mandato (in Università durante la settimana, in parrocchia il sabato e la domenica, in seminario quando rientrerò in diocesi); l’impegno a dare il meglio di me per il Signore e per gli altri in tutto ciò che faccio.



Continuerà a giocare a calcio?
Certamente! Il gioco è una delle risorse migliori per comunicare e relazionarsi con gli altri, in particolare i ragazzi. La mia passione per lo sport, in particolare il calcio, non verrà meno!

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