Mar. 14 Gen. 2025
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I sindaci e quell’incapacità di chiedere scusa ai cittadini

[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – “Scusate, ho sbagliato”. Il luogo di lavoro in assoluto dove si sente meno questa frase è il Municipio. Anzi, l’ufficio del sindaco. Perché anche gli episodi più recenti avvenuti nel Nordmilano confermano una specie di tendenza: il gene dell’ammissione della colpa non è nel Dna dei primi cittadini. L’infallibilità deve essere sbandierata anche di fronte a evidenti e macroscopici errori. Ma a che scopo?

A Cinisello Balsamo il sindaco Ghilardi ha deciso di tagliare i ponti del dialogo con i responsabili del Gruppo di Lettura che hanno manifestato fuori dalla biblioteca. Rinnegando, in un certo qual modo, se stesso, e cadendo nel tranello di chi aveva organizzato il presidio: e così il “sindaco del dialogo” è diventato il sindaco della chiusura. A di là delle riflessioni sul Gruppo di Lettura e al di là della natura della manifestazione di domenica pomeriggio a Cinisello Balsamo (un presidio di protesta, politicizzato, senza giri di parole), forse il sindaco Ghilardi avrebbe fatto meglio a dire: “Scusate, abbiamo sbagliato”. Perché giocarsi l’immagine su cui più ha puntato nella campagna elettorale e nei primi mesi di mandato, quella dell’uomo del dialogo, a meno di un semestre dall’incarico, non è di certo il modo migliore per mantenere le promesse e onorare il patto con gli elettori.

Possiamo dire che Ghilardi da questo punto di vista ha un grande maestro: Roberto Di Stefano, primo cittadino di Sesto San Giovanni. Al quale negli ultimissimi giorni si è presentata un’occasione d’oro per pronunciare quella fatidica frase: “Scusate, ho sbagliato”. Ma niente, il primo cittadino sull’affaire “auto blu” ha tirato dritto per la sua strada, finendo in un vicolo cieco. E finendo smascherato da chi non aveva fatto altro che leggere la delibera dei dirigenti comunali.

Forse per un primo cittadino ammettere la colpa, mostrare pubblicamente l’errore e tornare sui propri passi, è un segnale di debolezza che non si può dare in pasto ai cittadini e all’opposizione. Forse i sindaci pensano che fare ammenda non sia concesso agli uomini che vestono la fascia tricolore.

E se a qualcuno venisse il dubbio che gli esempi riportati vadano solo contro ai nuovi arrivati o ai rappresentanti delle forze politiche di centro destra, si sbaglia di grosso. L’archivio delle gaffe dei primi cittadini del Nordmilano è pieno, e anche i predecessori di Ghilardi e Di Stefano non hanno quasi mai ammesso qualche palese colpa in nome di un centralismo che ha nulla è servito se non a inimicarsi gli elettori. Prendiamo però un esempio del presente: il sindaco di Cormano, Tatiana Cocca, e la sua lotta-non lotta al mercatino dell’usato di viale Europa. Anche in questo caso il sindaco del Pd avrebbe forse fatto meglio a dire “Scusate, mi sono sbagliata” e a ricucire i rapporti con i cittadini che amministra e che, di fronte a dati di fatto reali, le chiedevano un intervento da amministratore.

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