Mer. 09 Ott. 2024
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Cinisello, il dialogo coi giovani del cardinale Edoardo Menichelli

[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – “I giovani non sono una categoria da studiare, ma un popolo da amare, così come li ama Dio”. Ha esordito così l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, ospite in villa Ghirlanda Silva, a Cinisello Balsamo, del primo di tre incontri dal titolo “Nel cuore dei giovani” dell’anteprima Meeting 2018. Terza edizione dell’evento promosso dal centro culturale Cara Beltà, in collaborazione con numerose associazioni del territorio, che culminerà nella festa finale di sabato 16 giugno in piazza Gramsci.

Il cardinale Menichelli ha raccontato di sé e della sua di gioventù. Trascorsa in un paese della campagna marchigiana. A 11 anni perse nel giro di pochi mesi entrambi i genitori: “A quel punto cominciò un’altra storia, misteriosa, quella della misericordia di Dio”. Dopo due anni passati a raccogliere le pecore del paese, furono alcuni amici di famiglia a spingerlo verso il seminario: “Questo ragazzo non può stare così, dicevano. Ma non volevano che diventassi prete, semplicemente mi mandarono lì perché si studiava, si mangiava e si stava al sicuro. Quella strada però mi piaceva, così andai avanti, e grazie a dei compagni bravi e superiori intelligenti nel ’65 fui ordinato sacerdote”.

Dopo i primi incarichi, don Edoardo fu ordinato funzionario al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, per poi diventare segretario del cardinale Silvestrini. Poi la nomina a vescovo prima di Chieti e, in seguito, di Ancona. Nel 2015 fu nominato anche cardinale.

Quanto ai giovani, il suo messaggio è chiaro: “L’argomento è fin troppo dibattuto, ma poco amato”. Il cardinale guarda alla sua storia: “Chi ha salvato me? Una comunità. Se oggi invece accade qualcosa ad un giovane, chi lo salva? Esiste ancora una comunità?”. Il cardinale Menichelli accompagna i presenti attraverso alcune domande e riflessioni: “Chiediamo sempre ai nostri ragazzi: da grande che vuoi fare? Perché, invece, non gli chiediamo: chi vuoi essere?. Una differenza piccola ma decisiva, che valorizza appieno la libertà di ognuno. Siamo portati a pensare alla libertà come a una gestione autonoma della vita. Ma la vita ci chiama sempre a delle responsabilità: la libertà comporta che faccio una scelta che mi impegni anche nel rapporto con gli altri”.

Un’attenzione alle parole che risulta decisiva anche nel termine “benessere”: “Doveva salvarci, invece ci ha dissociato”, dice il cardinale facendo riflettere su quanto inconsistente sia quella parola, e quanto poco ci si soffermi, invece, sui due fattori che la compongono. “Capite la differenza? Viviamo in un benessere che ci ha tolto il bene essere. Ma la colpa non è dei ragazzini, che si accontentano come tutti di soddisfare i piacevoli benevoli. Siamo invece nel tempo in cui è venuta a mancare l’educazione a darsi un metodo, una strada”. Infine, l’ultima differenza linguistica: “Quando diciamo ‘io ti contesto’, perché non dire ‘io con te sto’? Dico la stessa cosa, ma con l’attenzione alla custodia dell’altro come fratello, che invece dalla società è visto solo come un nemico. Ma non è così. Noi adulti per primi dobbiamo insegnare la vita come compagnia”.

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