[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – Rischia di trasformarsi in uno scontro istituzionale tra regione e Comune di Cinisello la vicenda della moschea abusiva di via Matteotti a Cinisello.
“Il Tar ci ha dato ragione, il Comune ha vinto il ricorso rispetto all’abuso edilizio commesso nell’immobile a destinazione industriale di via Matteotti – spiega il primo cittadino Siria Trezzi – Ora agiremo come previsto dalla legge per far eseguire la decisione, notificheremo la sentenza al Centro Culturale Islamico, il quale avrà 60 giorni a disposizione per sanare l’abuso e chiedere il cambio di destinazione d’uso. Tuttavia il Centro potrebbe anche decidere di ricorrere al Consiglio di Stato. Dal canto nostro metteremo in atto tutti i passi necessari”.
Una recente decisione del Tar impone alla comunità islamica “Associazione Pace per lo Sviluppo Umano”, che utilizza impropriamente uno spazio industriale in via Matteotti come luogo per attività culturali, di ripristinare la regolarità urbanistica dei locali.
“Il Comune non può procedere con un’ordinanza di sgombero dei capannoni industriali come chiede la Lega Nord applicando la circolare Beccalossi sui luoghi di culto con il richiamo agli atti statutari – dice ancora il sindaco Trezzi – . In questo caso, infatti, lo statuto del Centro non lo qualifica come tale ma dichiara che l’attività volta è di carattere culturale. In una prima fase il Tar ha annullato la nostra ordinanza proprio perché facevamo riferimento anche all’utilizzo dell’immobile come luogo di culto. Questa vicenda non può essere ricondotta ad una “sfida” tra istituzioni quanto ad un’attenta analisi degli specifici casi” ha precisato il sindaco.
Nel settembre del 2014, con un’ordinanza, l’Amministrazione comunale aveva imposto all’Associazione Pace per lo Sviluppo Umano di via Matteotti il ripristino dello stato dei luoghi e della destinazione d’uso. A seguito di ciò, l’associazione islamica aveva presentato ricorso, fino al pronunciamento dei giorni scorsi del Tar che ha dato ragione al Comune.
“Questo atto non è da intendersi come una chiusura nei confronti dell’Associazione, è solo una questione di rispetto per le regole. Il rispetto delle norme edilizie che esigiamo per gli italiani vale anche in questo caso”, ha concluso la Trezzi.
