Mar. 03 Dic. 2024
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Quando le idee dei politici sono pericolose come la mafia

[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Qualcuno l’ha definito un autogol dell’assessore alla Cultura di Sesto San Giovanni. Ma forse le idee e le congetture che Rita Innocenti ha manifestato qualche sera fa in occasione della presentazione della coalizione di centrosinistra che sostiene il sindaco Monica Chittò, vanno oltre la politica e il cattivo gusto.

L’assessore di Sel, che alle prossime elezioni, visto il fallimento di Sel, si ripresenterà nella lista La Fabbrica, ha ritenuto opportuno attaccare il giovane rappresentate locale di “Libera”, l’associazione di don Ciotti contro le mafie, per il semplice fatto che ha scelto di candidarsi con la lista #Sestoqua (che appoggia Gianpaolo Caponi), piuttosto che con la Fabbrica.

Non si è limitata a dirgli che non condivide la sua scelta. Ha invece preferito lasciarsi andare ad un lungo e insensato monologo nel quale ha sostanzialmente affermato che la lista civica di Caponi è appoggiata dal politico milanese Stefano Parisi. Lo stesso Parisi, a Milano era il candidato appoggiato da Berlusconi. Poi ha proseguito affermando che Berlusconi è stato il datore di lavoro dello stalliere Mangano e sodale di Dellutri (entrambi finiti sotto inchiesta per mafia). Dunque per un militante di Libera dovrebbe essere un problema militare in una lista civica che ha incontrato Parisi. Le parole della Innocenti fanno pensar che, quasi per una proprietà transitiva, chiunque tocca Berlusconi è mafioso. E anche la lista civica Sesto nel Cuore, che ha incontrato Parisi, dovrebbe avere qualche problema.

Certi discorsi, forse potevano avere presa nei fumosi locali delle segreterie di Sinistra di 50 anni fa. Ma oggi sono solamente un segno di ignoranza. Ciò che sorprende, in tutto questo è che a pronunciare queste parole sia un assessore alla Cultura.

Il problema non è tanto il dibattito politico, che a Sesto fino ad oggi è stato povero di idee, e come si vede, ricco di sciocchezze. Piuttosto il fatto che un assessore alla Cultura si permetta di diffondere certi pensieri. E che uno come Giorgio Gori (sindaco di Bergamo e per 20 ani collaboratore di Berlusconi e direttore dei suoi programmi), presente quella sera al tavolo accanto alla Innocenti, non si sia alzato disgustato. Per la stessa proprietà transitiva, anche lui che era l’ospite d’eccezione della Chittò e della Innocenti, avrebbe dovuto sentirsi tirato in ballo per i suoi trascorsi berlusconiani.

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