[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Ci sono voluti quasi due anni. Lunghi mesi scanditi da proteste, incertezze e da scottanti passi indietro dell’amministrazione comunale di Sesto e della maggioranza di centrosinistra che ha commesso molti errori dettati prima di tutto dalle ideologie e dalla mancanza di coraggio. Alla fine, l’altra sera il consiglio comunale di Sesto ha deciso che il Cdd (Centro Diurno Disabili) di Sesto San Giovanni passerà sotto la gestione dell’Ipis, la società sovracomunale che i comuni di Cinisello, Cusano, Bresso e Cormano hanno costituito proprio per gestire questa tipologia di servizi.
Dopo mesi e mesi di proteste dei dipendenti comunali di quel servizio, è definitivamente fallito il tentativo del Comune di affidare in gettone il servizio, che oggi assiste 49 disabili.
Fallite le gare d’appalto, perché il Comune (con poco coraggio) avrebbe voluto affidare i suoi dipendenti pubblici a società private che avrebbero dovuto gestirne le difficoltà e conomiche e sindacali. Anche la Fondazione Pelucca, che è partecipata dal Comune, ha fatto un passo indietro dinanzi a prospettive così difficoltose.
Per due anni si è protestato, perché i dipendenti affermavano che il passaggio dei servizi ai privati avrebbe comportato una riduzione della qualità dei servizi. Oggi il Cdd passa nelle mani di una società pubblica che però da anni gestisce i suoi servizi con appalti a società private. Praticamente dalla padella nella brace. Molti degli operatori di Sesto hanno chiesto di essere trasferiti ad altri uffici, così gli utenti saranno affidati a nuovi operatori “Che il Comune non avrà possibilità di controllare – denuncia sul Quotidiano Il Giorno – Franca Landucci del gruppo misto – E la qualità del servizio per i nostri disabili? La continuità con gli stessi educatori non conta più? Ora va bene un personale di cooperativa con turni più faticosi e salario inferiore?”.
Per l’amministrazione comunale, questo cambio di gestione consentirà al servizio di cominciare a funzionare a pieno regime, passando da 49 utenti a 60. Inoltre, è prevista la creazione di un Cse per utenti meno gravi. Infine, ma non da poco, si proverà a rendere omogenei i servizi sociali del Nordmilano, rompendo qui campanilismi inutili che i politici hanno coltivato per anni, con costi che sono stati pagati dai cittadini.