Lun. 16 Set. 2024
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Francesco Toldo ospite Rondinella: una serata insieme all’ex portiere

[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Un incontro, un dialogo, a tu per tu con Francesco Toldo, ex portiere classe 1971 di Fiorentina, Inter e della Nazionale. Ieri sera la saletta dell’oratorio della Rondinella di Sesto San Giovanni si è lentamente riempita, per ascoltare una viva testimonianza della carriera del giocatore, con la possibilità di interagire con lui attraverso delle domande.

Toldo da calciatore si è ritirato nella notte di Madrid, il 22 maggio 2010, subito dopo aver vinto la Champions League con l’Inter: “Fu una decisione presa la sera stessa. Personalmente ho visto il ritiro come una liberazione, ma ci sono altri giocatori che quando si spengono le luci della notorietà non sanno più cosa fare. Per alcuni il ritiro è difficile, per me è stato piacevole: sono tornato ad essere una persona normale“.  E guardando ai settori giovanili italiani Toldo ha una speranza: “Adesso, con l’ondata straniera di calciatori che arrivano in Italia, è più difficile per un ragazzo emergere, ma non è impossibile. Prima era decisamente più facile passare da un oratorio al settore giovanile di una squadra che gioca in un campionato regionale o più alto. Per quanto mi riguarda non ho mai impostato la mia carriera sul guadagno: mi piaceva solamente giocare a calcio e ho scalato tutte le tappe dalla Serie C fino alla Nazionale“.

E il mondo degli oratori, citato da Toldo, è un universo da lui conosciuto bene: “Sono cresciuto in un piccolo paesino vicino a Padova. Arrivo anche io da questa realtà: noi lo chiamavamo Patronato e non oratorio, ma la sostanza non cambia“. Agli allenatori, che quotidianamente allenano in oratorio, e soprattutto ai genitori, l’ex portiere ha lanciato un importante appello: “I mister devono saper educare i ragazzi alla tensione che mette la gara. Solo nel calcio io vedo proteste contro l’arbitro. Certo, in passato ho sbagliato anche io, ma oggi quando guardo quegli episodi mi ripeto di aver sbagliato, perché la gente poi ti ricorda per la grande parata o per l’errore che hai fatto. Ma la prima educazione arriva dalla famiglia: mio figlio più piccolo simula perché lo vede fare ai calciatori in tv. E’ tutto sbagliato. I campioni sono tali perchè basano la loro carriera oltre che sul talento anche sulla lealtà“.

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