Finita l’università, finito il mondo dei relatori da rincorrere e della pigna di libri da sottolineare, mi son decisa a fare quello che più mi piace fare: viaggiare e leggere libri che riguardino cibo e affini.
Fu così che dopo 10 ore e mezza di viaggio, sei ore di fuso orario e cibo preconfezionato in una vaschetta di alluminio, sono atterrata nella grande Mela. Proprio lei: New York city, baby.
Passare in libreria a prendermi un libro nella sezione “New York” è stato più scontato dei saldi di fine stagione. Nulla che avessi già visto però, il solito: libro su dove andare a mangiare, libri su come si fanno i cupcakes, i popcakes, donuts, e pollo fritto, libri di cosa assolutamente non puoi non vedere, troppi libri monotematici. Niente che mi facesse dire “ehi, questo è quello che voglio leggere, questo è quello che voglio sapere”.
Nella sezione “racconti di viaggio” mi cade l’occhio su questo insolito libretto rosso: Kitchen Confidential. avventure gastronomiche a New York. Preso.
L’autore è un certo Anthony Bourdain, un nome abbastanza noto nel mondo dell’alta cucina. Sarebbe l’equivalente italiano del nostro Cracco con annessi cooking talent e altre trasmissioni culinarie (che per altro portano il suo nome).
Veniamo al perchè di questo libro, edito da Feltrinelli nel 2000. Kitchen Confidential è il resoconto di quello che puó accadere nelle cucine di famosi ristoranti americani. È leggere l’esperienza di un grande chef, dall’esordio alla gestione della Brasserie Les Halles di Manhattan. È una confidenza graffiante per chi vuole intraprendere la dura vita del cuoco: pregi e soprattutto difetti, grande stress ed infinite gratificazioni. Un dietro le quinte completo, dove chi vive in prima persona la comanda che arriva in cucina sa che quel cliente che ha scelto tra mille quel piatto, deve avere la miglior esperienza culinaria della sua vita. E lui, fondamentalmente, sa come fare.
“il vostro corpo non è un tempio, è un parco divertimenti. Godetevi la corsa.”