Gio. 18 Apr. 2024
HomeIn evidenzaRiorganizzazione del Comune, M5S: finalmente dicono che ha troppi dipendenti

Riorganizzazione del Comune, M5S: finalmente dicono che ha troppi dipendenti

[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Il piano di riorganizzazione del Comune di Sesto San Giovanni, che prometterebbe tagli e razionalizzazioni dei servizi, continua a far discutere. A quasi una settimana dall’approvazione da parte del consiglio comunale, praticamente all’unanimità con la sola astensione del Movimento 5 Stelle, ancora non si conoscono i numeri dell’operazione ma solo il principio: razionalizzare.

Il Movimento 5 Stelle ha invitato un lungo comunicato nel quale analizza la sua posizione che in molti punti prende le distanze dal piano. Lo riportiamo integralmente sotto:

Il tema della riorganizzazione dell’Azienda Comune, così chiamata dal Sindaco Chittò in commissione mercoledì scorso, riteniamo sia un tema molto complesso che avrebbe meritato molto più spazio di una sola commissione prima del voto in consiglio. 

Quando abbiamo ricevuto la convocazione alla commissione con la delibera allegata, dopo averla letta ci è balenata immediatamente una domanda “ma perché ci viene chiesto di votare una delibera come questa, fatta di considerazioni generiche e intenzioni non supportate da alcun progetto scritto?

Questa premessa non ha ancora una risposta chiara, nonostante in commissione il dott. Tranchida abbia presentato egregiamente delle linee guida che delineano un po’ meglio quanto così poco definito nella delibera. Niente di rivoluzionario quello riportato nelle slides, ben inteso per chi lavora in un’azienda privata è all’ordine della quotidianità, però ha fatto un certo effetto vedere scritte alcune considerazioni e i numeri, nudi e crudi, sullo stato delle cose: un discreto sforzo di comprensione della “macchina”.

E qua facciamo la nostra prima pesante considerazione politica: l’Azienda Comune di Sesto solo ora, nel 2015, si è preoccupato di capire qualcosa della propria struttura. Questa, che evidentemente è una critica pesante per coloro che governano e hanno sempre governato questa città, ci viene presentata ora come una azione meritoria del nuovo Direttore. A dire il vero lo è se è vero che fino all’altro ieri non si potevano avere queste informazioni, ma in commissione abbiamo chiaramente capito che queste informazioni si potevano avere, solo che però non erano nero su bianco. E, come si dice nel privato, ciò che non è scritto non è mai successo. Questo secondo noi è paradossale ed avvilente e si commenta da sé.

 

Comunque ora sappiamo, perché ce lo ha detto il Dott. Tranchida nel 2015, che il Comune di Sesto ha troppi dirigenti, troppi funzionari, troppi dipendenti, troppe sedi, un costo medio aziendale alto e così via. Tutte cose che dimostrano l’ipocrisia di chi ha gestito l’amministrazione fino al 2014, fino a quando ci veniva detto cioè che il costo della struttura della Città non era assolutamente comprimibile e che la macchina amministrativa era del tutto efficiente ed efficace nei confronti dei cittadini. Perché si sente l’esigenza solo adesso di una ristrutturazione? Perché prima non era evidente la disarmonia nella struttura che invece adesso è lampante?

Ora si deve assolutamente procedere con una enorme riorganizzazione dell’ente. Perché? L’unico elemento che, ci sembra di capire, viene esplicitato é la diminuzione dei trasferimenti ai comuni, che mette in grande difficoltà Sesto San Giovanni ed il suo bilancio, con tutte le ripercussioni che questo potrà avere nei confronti dei cittadini e dei servizi, quei pochi che ancora garantite. Tra un po le coorperative avranno in mano tutto. Se poi aggiungiamo che la riduzione dei trasferimenti è stata decisa dal “fuoco amico”, allora non è neanche contestabile per cui l’unica soluzione deve essere trovata nell’ente stesso: anche questi sono i riscontri di una politica fatta per il partito e non per i valori. 

 

Il problema a quanto pare non è che l’ente è elefantiaco, che è cresciuto troppo negli anni in termini di personale e in termini di retribuzioni e che quindi adesso non è più sostenibile (ma in teoria non poteva e non doveva essere sostenibile neanche prima). Il problema sono i trasferimenti sempre più esigui. 

Il vostro punto di partenza per questa ristrutturazione è fondamentalmente scorretto e privo di una benchè minima autocritica.

Comunque, le decisioni che vi apprestate a prendere non sono per noi del tutto negative, anche se ci sono tanti però. 

Nei principi ispiratori si legge: per avere un’organizzazione più efficiente nell’erogazione delle prestazioni e dei servizi, efficace nell’agire e nell’operare le proprie politiche, economica nella gestione delle risorse, trasparente e vicina al cittadino e all’impresa. Quindi? Quindi ora non è così, o comunque questi aspetti non sono considerati dal Dott. Tranchida ad un livello adeguato. Noi siamo d’accordo, ma è interessante come viene presentato, cioè a furia di parlare di anno zero, sembra quasi che una storia precedente, fatta di decisioni e di delibere non ci sia mai stata. E sembra quasi che prima ci fosse qualcun altro. Beh non è vero. C’eravate voi!

Noi crediamo che sia positivo il fatto questa amministrazione evidenzi enormi lacune che in passato non sarebbero mai state evidenziate, tuttavia mancano poi le soluzioni dettagliate, ossia i contenuti su cui poter valutare la proposta.

Ma allora, perché ci portate a votare una delibera senza contenuti, anzi, i cui unici contenuti sono la presentazione fatta in commissione, che solo per nostra richiesta viene fatta diventare parte integrante della delibera stessa, presentazione che però riporta buone intenzioni, assolutamente indiscutibili, ma poco di più?

Sempre nella presentazione sono indicati i tempi di attuazione della nuova organizzazione: “Confronto” fino al 15/03 e “Attuazione” fino al 31/07. Possibile che, dati i tempi limitatissimi che vi siete dati per attuare la nuova organizzazione, visto che non vi potete permettere di fermare la macchina comunale, non abbiate già la proposta pronta, il cosidetto “il nuovo modello”, con nomi e cognomi nelle le varie caselline? 

Noi crediamo di no, crediamo che non sia possibile, perché se da domani è vero che partiranno i tavoli di confronto con lavoratori e sindacati, significa che avete già un’idea precisa, con nomi e cognomi. Ma se così è, a questo punto non si discute più di organizzazione, ma della solita politica, quella per la quale si dicono tante belle cose, quando in realtà le decisioni sono già state prese. E allora che condiviosne chiedete? Del solito pacchettino infiocchettato. 

Comunque, vogliamo provare a darvi il beneficio del dubbio e vogliamo provare a fare uno sforzo di buona fede. Vi diamo alcune considerazioni, che riteniamo utili, per la buona riuscita della riorganizzazione sperata.

Considerazioni che avremmo potuto condividere con voi in una seconda commissione se aveste avuto la cortesia di convocare la prima con un bel po’ di anticipo rispetto alla data del consiglio comunale. Alle cose fatte di corsa, perché non c’è più tempo da perdere, non ci crede più nessuno.

Per fare ciò si deve quindi fare in modo che il cambiamento non venga calato dall’alto e non abbia alcuna finalità politica: altrimenti il rischio è che la ri-organizzazione venga vista solo come una grande opportunità per collocare le persone più affini e fidate nei posti chiave, ma così facendo il risultato sarebbe peggiore della situazione di partenza (oltre che contro ogni principio etico basilare).

Come si può procedere per attenuare quanto più possibile questo rischio? Secondo noi vi sono due aspetti da considerare assolutamente e che balzano subito all’occhio, ma che non abbiamo trovato o percepito nella presentazione e nella delibera.

Il primo aspetto deriva dal fatto che manca un processo che permetta di costruire la nuova organizzazione secondo principi meritocratici, che non significa basati solo sui curriculum vitae, che spesso non sono affidabili in quanto costruiti attraverso affidamenti quanto meno discutibili. Ad esempio perché non decidere da subito di affidare il compito di valutare le capacità ogni risorsa umana, dai dipendenti ai dirigenti, ad una società esterna (ovviamente tramite gara pubblica), la quale società proceda quindi ad una valutazione dettagliata di tutti i dipendenti, raccogliendone tutte le considerazioni e che proceda ad una mappatura dei processi aziendali attuati e attuabili con le risorse ridefinite, e che ci permetta di capire,  dove andremo e cosa ci dovremmo aspettare? Che consenta insomma a tutti noi cittadini di avere un comune che funzioni e che si rivaluti nel tempo e alle risorse di lavorare in un ambiente gratificante? Noi questa soluzione la proporremmo con forza, perché assicurerebbe terzietà, trasparenza ed obiettività, oltre che competenza, e permetterebbe di limitare molto le “incursioni della politica” nelle decisioni organizzative. Una sorta di due diligence, una sorta di punto di partenza per la qualità del lavoro che le persone svolgono nell’ente. 

 Il secondo aspetto da considerare deriva dal fatto che nulla si dice sulla gestione del transitorio e sul recepimento dei relativi fondi a copertura dei costi: è illusorio secondo noi  dire che non vi sarà aggravio dei costi perché, come ogni progetto di questa dimensione comporta, la fase di transitorio produrrà effettivamente costi ed inefficienze sino al raggiungimento del nuovo equilibrio. Nella PA questo aspetto è ancora più critico rispetto al privato in quanto l’autorità è meno riconosciuta, la burocratizzazione è molto elevata e spesso vincolante per il raggiungimento degli obiettivi, tutti temi nuovi per il mondo del lavoro pubblico e che inevitabilmente incontreranno forti resistenze da parte dei lavoratori. 

 

E’ chiaro quindi che il transitorio deve essere gestito secondo principi derivati da processi predefiniti e condivisi, ed è chiaro che sarà quello il momento in cui si potranno verificare le modifiche prima che diventino definitive. Ma tutto questo, senza fermare la macchina amministrativa, ha costi operativi che andrebbero definiti e condivisi nel dettaglio subito, ancora prima di chiedere l’approvazione di questa delibera. E d’altronde se non parlassimo di costi significherebbe che il rischio reale di fare una nuova organizzazione che non funziona o che funziona peggio di prima è molto alto.

Ecco quindi che possiamo trarre le nostre brevi conclusioni.

Se si tratta della richiesta di condivisione di una nuova organizzazione senza conoscerne i dettagli e senza considerare quanto sopra espresso, sostanzialmente per avallarne ora la realizzazione fatta a posteriori, non possiamo essere d’accordo perché risulterebbe anche una mancanza di rispetto verso tutti i dipendenti, e sarebbe come riconoscere al Dott. Tranchida un ruolo politico che secondo noi non deve assolutamente avere nella gestione di questo processo. 

Noi vorremmo infatti che il Dott. Tranchida, che, non lo nascondiamo, ci è piaciuto per come ha esposto le intenzioni in commissione, prosegua il suo percorso gestendo il processo di cambiamento, dando vere garanzie di autonomia nelle decisioni rispetto alla politica.

Noi chiediamo che il Dott. Tranchida, come ha più volte detto, non segga più sulle poltrone della giunta, ma tra i propri colleghi, e che anch’egli, o meglio la posizione che lui adesso ricopre, sia passibile delle decisioni organizzative che dovranno essere prese.

Dal canto nostro, noi saremo sempre disposti a valutare l’operato ed il progetto quando sarà definito (o quando lo si vorrà condividere), supportandolo se necessario e giusto, dandone un parere politico di merito, chiedendone eventualmente spiegazioni quando sarà il caso e soprattutto ascoltando tutti coloro che avranno eventuali rimostranze da fare o recriminazioni, in modo che vengano corretti gli errori che possono essere commessi, in buona o cattiva fede.

 

Noi ci assumiamo l’onere di confrontarci con tutti i dipendenti oggetto delle modifiche organizzative. Chiediamo che le modifiche prima di essere siglate, siano condivise con la politica tutta, in modo  che il percorso che sta iniziando stasera, non si esaurisca con una mera votazione in bianco. Questo perché noi non siamo l’amministrazione, ma vogliamo garantire sia i dipendenti, sia i fruitori dei servizi del comune, e siamo gli unici in grado di non prestare attenzione alle tessere e ai nominativi che vengono messi nella caselle. Quindi prima di dare il nostro assenso chiederemo i dovuti riscontri ai dipendenti , in modo che alla fine questa ristrutturazione non si riduca in un unica e mera riduzione dei servizi a danno della stessa cittadinanza. Cioè come sempre a danno di chi deve subire le decisioni finali, noi cittadini.

A noi interessa ora il risultato e la correttezza, perché questa Città si merita evidentemente molto di più di quello che ha avuto.

Per questo ci aspettiamo di ottenere quanto richiesto, e ci asteniamo dal voto in attesa di buone nuove.

ARTICOLI CORRELATI