[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – Increduli e sconcertati. Al commissariato di polizia di Cinisello Balsamo gli arresti per lo scandalo sui permessi di soggiorno pesano come un macigno. L’indagine avviata dalla Squadra Mobile di Milano su ordine della procura di Monza, ha praticamente azzerato l’Ufficio Stranieri, colpedo due dei poliziotti più anziani ed esperti.
Il capo dell’ufficio e il suo assistente sono in carcere con l’accusa di aver preso soldi e regali in cambio della velocizzazione del rilascio di permessi di soggiorno. Se ciò fosse accertato e verificato, sarebbe una catastrofe per la credibilità dell’istituzione a livello locale.
Secondo quanto riferito dagli investigatori in una conferenza stampa tenuta ieri mattina in questura a Milano, l’indagine della Squadra Mobile meneghina è scattata nel febbraio scorso su segnalazione dello stesso Commissariato di Cinisello Balsamo allertato dal locale Comune. Un cittadino aveva infatti inviato una email all’Amministrazione segnalando di essere stato trattato in modo scortese e sbrigativo da uno degli agenti poi arrestati che aveva poi respinto la sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, sottolineando che “in città tutti sapevano” che all’ufficio immigrazione del commissariato non tutti gli stranieri venivano trattati nello stesso modo e che alcuni non dovevano nemmeno fare la fila andando a ritirare direttamente la loro pratica. Dopo aver appurato che il rigetto della richiesta di rinnovo era corretto, gli investigatori hanno monitorato l’attività dell’ufficio scoprendo rapporti non limpidi tra l’ispettatore capo e l’assistente capo con un imprenditore egiziano (proprietario di macellerie a Sesto San Giovanni, pregiudicato, il 42enne M. A. (anche lui in carcere), che faceva da “mediatore” per conto di diversi suoi connazionali che avevano bisogno di avere o rinnovare il permesso di soggiorno. Sempre secondo l’accusa, attraverso denaro e regali (come un telefono cellulare), l’imprenditore aveva ottenuto dagli agenti una corsia preferenziale per sveltire le pratiche, alle quali venivano per di più allegate false dichiarazioni di cittadini italiani che garantivano di aver assunto o di ospitare gli immigrati. Il reato contestato ai due poliziotti è quello di corruzione continuata. Ora gli investigatori stanno passando al setaccio circa 200 pratiche per verificarne la correttezza.