Sab. 20 Apr. 2024
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Viaggio tra i colori del commercio del Nordmilano: nella sartoria di Ana Huapaya

[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – Prosegue il “viaggio” di Nordmilano24 alla scoperta degli esercizi commerciali gestiti da cittadini stranieri. Dopo l’incontro con il macellaio Aziz, il nostro giovane collaboratore, Yuri Bianchi, ha intervistato Ana F. Huapaya, sarta di origine peruviana che da cinque anni gestisce un piccolo negozio di sartoria in Piazza Costa a Cinisello Balsamo.

-Signora Ana da quanto tempo è in Italia e cosa l’ha portata a Cinisello Balsamo?
Ormai sono in Italia da ventiquattro anni. Prima lavoravo a Milano ma i prezzi per l’affitto di una casa erano alti. Cosi, tramite un’agenzia immobiliare, ho trovato casa a Cinisello e con la garanzia del datore di lavoro ho potuto prenderla in affitto.

– Vista la sua lunga permanenza in Italia, le chiedo, cosa le piace di questo paese e cosa invece non le piace?
Guardi, sono sincera, io sono qui solo per il lavoro. Si perché quando si comincia a dare fiducia alle persone, poi arriva qualcosa che ti fa cambiare idea. Io sono cristiana e sono abituata a dare fiducia al prossimo. Quando magari va storto con una persona mi dico che l’indomani andrà meglio.
Ma alcune persone sembrano buone, ma sono buone solo a parole.

– La sua clientela è principalmente di etnia sudamericana?
Assolutamente no. La maggior parte dei miei clienti sono italiani.

– Dopo tanti anni nel nostro Paese, cosa le manca del suo, il Perù?
Mi manca tutto. Ma ciò che mi manca di più è la familiarità e il calore delle persone. Vede, lì ci aiutiamo a vicenda e non è che se una persona non ha soldi viene trattato come “diverso” o  viene messo da parte. Qui c’è troppa freddezza e impassibilità .In America Latina se hai bisogno di qualcosa, un amico è pronto ad aiutarti.

– …E diciamo Milano soffre un po’ della fama di essere una città frenetica, snob e fredda…
Sì ma Cinisello è una periferia dove vivono anche molte persone del Sud Italia. Le posso dire che con loro c’è una certa empatia, forse perché entrambi abbiamo dovuto lasciare le proprie radici per cercar lavoro qui. Ma le confesso che alcuni meridionali che ho conosciuto mi hanno dato l’impressione di voler far subire a noi immigrati ciò che loro hanno subito quando sono arrivati al Nord, una sorta di rivalsa diciamo. Questa impressione l’ho avuta solo con alcuni, sia chiaro.

– Visti gli ultimi episodi di violenze e guerriglia di Tor Sapienza a Roma, le critiche sui sostegni finanziari agli immigrati e una certa intolleranza crescente, lei come si pone di fronte a questi fatti?
Io potrei essere d’accordo con i romani. Alcuni stranieri che arrivano oggi spesso vogliono che tutto gli sia dovuto. Le dico una cosa, io sono madre di due figli, li ho cresciuti da sola, ho lottato e lavorato con fatica per anni. Ero così abituata a farcela con le mie gambe che, solo dopo dieci anni che ero in Italia, ho scoperto che il Comune dava aiuti agli immigrati che avevano bisogno.
Mi chiedo allora cosa manca agli stranieri che giungono in Italia oggi, cosa manca a loro?

L’ultima domanda: spesso le invettive delle estreme destre o di chi vorrebbe gli immigrati fuori dall’Italia si scagliano sui rumeni, i magrebini o i rom. Come mai i sudamericani, pur essendo un insieme di popoli con molte differenze, sono più ben voluti dagli italiani?
Forse perché ci mettiamo la passione e il cuore in quello che facciamo. Se curiamo un anziano ci mettiamo del sentimento. Ma le confesso che all’interno della comunità latino americana ci sono molti contrasti e fratture: proprio ieri hanno tentato di truffarci dei sudamericani!

In questa bottega colma di maglie da rammendare e pantaloni a cui va fatto l’orlo, sovrastati dall’imponente macchina da cucire di Ana non mancano i rimandi storici a chi ha attraversato l’oceano per cercare fortuna, come gli italiani negli anni ’30 lo fanno i sudamericani ancora oggi.
Parole come “integrazione” o “multiculturalità”, spesso abusate dalle istituzioni, sono solo lontani echi rispetto all’umanità di questa sartoria.

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