[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Una bocciatura su tutta la linea, senza se e senza ma. La scelta del Governo di far erogare parte del Tfr in busta paga mensilmente non pare piacere proprio a nessuno. In attesa di conoscere i pareri dei nostri lettori abbiamo chiesto agli attori del mondo del lavoro cosa ne pensassero.
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Le perplessità dal mondo del lavoro sono molteplici mentre i benefici sembrerebbero solo sul breve termine.
“E’ una scelta che boccio su tutta la linea – commenta duramente il presidente dell’Associazione Imprenditori Nord Milano, Salvatore Belcastro – che non fa bene sia a imprese che a lavoratori”. Per Belcastro si tratta solo di un palliativo momentaneo che non risolverebbe i problemi dei consumi e non darebbe vivacità all’economia stagnante. “I dipendenti di troverebbero qualche soldo in più in busta paga ma andrebbero a perdere la grande liquidità che garantisce il Tfr alla fine dell’esperienza lavorativa, non a caso si chiama trattamento di fine rapporto, senza dimenticarci della pressione fiscale”.
Sull’altro fronte, anche il mondo delle imprese avrebbe notevoli disagi. “Poniamo che in un’azienda di dieci persone, in nove chiedano di avere il Tfr con il cedolino mensile – prosegue Belcastro -: l’azienda sarebbe messa in ginocchio. Infine, un aiuto ai lavoratori che lo richiedono si può già ottenere, richiedendo una parte del proprio fondo per diversi motivi”.
Per l’Unione Artigiani di Milano la musica non cambia e suona ugualmente stonata. “Solo per le pmi artigiane del milanese l’esborso stimato sarebbe di circa 250 milioni di euro – osserva il segretario generale Marco Accornero -: è chiaramente un costo che le aziende non possono permettersi e per questo, se il Governo intende procedere, deve fornire assicurazioni sul fatto che saranno gli istituti di credito, la cassa depositi e prestiti e l’Abi a sostenere il provvedimento”.
E anche per Accornero a farne letteralmente le spese sarebbero sempre e comunque anche i dipendenti. “Questo provvedimento assumerebbe i contorni di un’operazione meramente fiscale volta a far cassa – spiega -, tassare il Tfr in busta paga con aliquote ben più pesanti rispetto a quelle soggette a fine rapporto”.