[textmarker color=”E63631″]PADERNO DUGNANO[/textmarker] – Domenica è avvenuta la quinta esondazione a Niguarda in un mese. Una piena-lampo, che ha allagato nel pomeriggio tre sottopassi e alcune corsie di viale Fulvio Testi, che sono state chiuse al traffico per un oltre un’ora. A Milano sono stati aperti i chiusini per permettere alla fognatura di assorbire l’acqua, mentre Amsa era impegnata con 3 macchine spurgo-pozzetto, motocarri con vasche per rimuovere i detriti e mezzi spazza-lavatrici per ripulire le strade.
Pur senza esondazione, anche a Paderno è stata giornata di allerta, con lo sguardo alle nuvole scure e i piedi nel fango. La preoccupazione è tanta lungo il Seveso. Nelle abitazioni colpite dall’esondazione dello scorso 8 luglio, le famiglie si sono preparate ad una nuova ondata di acqua, aiutate dalla Protezione Civile. Anche se questa volta lo scolmatore di Palazzolo Milanese ha tenuto, evitando grossi disagi.
Ma il fatto che non siano stati presi provvedimenti impensierisce gli abitanti delle vie che costeggiano il fiume: “Ci aspettavamo che il Comune mettesse almeno un po’ di ghiaia, invece la situazione è rimasta tale e quale” dicono alcune famiglie, guardando il viale dissestato dai continui allagamenti. “Abbiamo dovuto buttare via tutti i mobili – dice un altro residente, mentre cerca di aggiustare il motore di una Daewoo Matiz che l’altra volta aveva l’acqua fino allo specchietto – il nuovo arredamento è arrivato martedì”.
I volontari Gor della Protezione Civile di Paderno hanno lavorato tutto il giorno, sia per risolvere i piccoli problemi che in mattinata si erano verificati – svuotare sottopassi allagati e pozzetti – sia per dare un conforto ai residenti più a rischio, con la distribuzione di sacchi da posizionare davanti alle porte.
“L’acqua è scesa di 50 centimetri, abbiamo scampato l’esondazione – dice nel pomeriggio Simone Segna, comandante della Protezione Civile di Paderno – sempre che le piogge non riprendano. Il problema vero non è la quantità di acqua che cade dal cielo, ma la velocità. Il tempo è troppo ristretto e il reticolo idrico mal strutturato: bisogna pensare a un modo diverso per raccogliere le acque, magari con la realizzazione di ‘vasche volano'”.