Ven. 26 Apr. 2024
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E in mezzo scorre il fiume

[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Un fiume riottoso, con grandi manie di protagonismo, vuoi per il ciclico inquinamento delle sue acque, vuoi per straripamenti ed esondazioni che non gli fanno mai mancare gli onori della cronaca.

Ma il Seveso non ha colpe, dal canto suo forse vorrebbe solo essere un fiume come tanti altri, magari non trattato con i guanti dei colleghi europei come Tamigi, Sprea o Senna ma almeno rispettato come gli altri corsi d’acqua italici che percorrono le città, vedi un Po, un Tevere o un Arno qualsiasi.

E invece dalla Brianza, attraverso il Nordmilano sino al cuore della City nell’ultimo secolo non hanno fatto altro che deviare le sue acque, sotterrarlo, vessarlo per poi demonizzarlo quando le intemperie lo portavano a straripare, sbucando dai tombini, allagando cantine, facendo danni, spesse volte irreparabili, a case e aziende e persone e cose.

Un altro fare ciclico; dall’emergenza, ai danni, alla corsa ai ripari, al “mea culpa” di istituzioni e politici a più livelli, per poi passare ai proclami “non si ripeterà più”, “prenderemo provvedimenti” e infine chiudere con un tutto tace e un gattopardesco “tutto cambia affinché tutto resti uguale”.

Nel corso di questo luglio monsonico, il Seveso ha fatto parlare di sé per ben tre volte, con altrettante esondazioni che hanno messo in luce tutta la scarsa preparazione della Città Metropolitana che tra una manciata di mesi ospiterà l’Expo.

La prima e forse più violenta esondazione dell’8 luglio da sola aveva causato danni per 16 milioni di euro, con la seconda del 23 luglio la cifra è balzata a un totale di 47 milioni di euro in tutta l’area coinvolta mentre, quella di ieri sta ancora preparando il conto.

Cifre che, senza avere velleità da ingegneri idraulici, basterebbero alla realizzazione di un nuovo scolmatore e di diverse vasche di contenimento che potrebbero, se non risolvere completamente, almeno sistemare in buona parte le cose.

E invece abbiamo assistito, per l’ennesima volta, al concorso di colpe, dal singolo comune, “scolmatore sì, scolmatore no”, “la vasca mi sta bene però non la pago io”, “se io metto 7 euro, perché il mio vicino di casa ne mette 5 soltanto”.

Per poi giocare a “ce l’hai” con la Provincia defunta, la nascitura Città Metropolitana, scomodando la Regione, lo Stato, il Papa e forse anche Madre Natura.

Tutto un filo più complesso che sedersi attorno a un tavolo e fare seriamente i conti della serva, mettendo a disposizione le proprie risorse, economiche e territoriali, allontanando i protagonismi e organizzando in tempi umani, non ere geologiche, un piano concreto d’azione.

Fosse anche solo per il rimbombante Expo che si avvicina e che, nelle stime peggiori, porterà 20 milioni di visitatori da tutto il mondo nella nostra grande Città Metropolitana.

Così, giusto per spolverare quell’educazione, un po’ come si diceva una volta: “comportati bene, che abbiamo ospiti”.

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