[textmarker color=”E63631″]CINISELLO BALSAMO[/textmarker] – Per tanti bambini, oggi come ieri, l’inizio dell’estate significa “oratorio feriale”. Lunghe giornate trascorse con i coetanei tra giochi, attività educative, momenti di preghiera e condivisione. In queste settimane sono circa 300mila i bambini e gli adolescenti che stanno frequentando gli oratori della Diocesi di Milano. Ma cosa rappresenta per loro questa esperienza? Abbiamo girato la domanda a don Gabriele Lovati, 30 anni, quattro anni di servizio a Busto Arsizio, da settembre alla parrocchia San Luigi di Cinisello Balsamo. Qui, l’oratorio feriale accoglie ogni giorno più di 500 bambini dalla prima elementare alla terza media e un centinaio di adolescenti che danno una mano nelle attività come animatori. Ecco cosa ci ha raccontato.
Don Gabriele, qual è il valore dell’oratorio estivo oggi?
L’oratorio estivo è una tappa fondamentale dell’anno sia per il numero di bambini e ragazzi che coinvolge sia per la totalità dell’esperienza. Si passano insieme 8 ore al giorno e nella quotidianità si consolidano relazioni importanti sia dal punto di vista della crescita della fede che dal punto di vista educativo.
Cosa è cambiata l’esperienza dell’oratorio rispetto al passato?
La bellezza dell’oratorio è lo stare insieme e l’importanza delle relazioni con gli altri, e questo non cambia mai. Quello che è cambiato è la difficoltà a vivere queste relazioni in modo autentico. La grande sfida di sempre è proporre un modo di stare insieme che non sia superficiale. È chiaro che in parte è cambiato l’approccio. Per esempio, usiamo anche i nuovi mezzi di comunicazione, ma sempre in modo da dare priorità alla relazione faccia a faccia.
E i bambini, gli adolescenti come sono cambiati?
Quello che noto è proprio una fatica nell’affrontare le difficoltà che la relazione con l’altro comporta. L’impressione è che i ragazzi non siano abituati a far fronte a questa difficoltà: non appena un rapporto si complica invece che affrontare la situazione preferiscono tagliare la relazione oppure, per paura, diventano aggressivi.
Ecco, i ragazzi. Gli adolescenti, in effetti, sono fondamentali per l’oratorio estivo, con il loro ruolo di animatori. Che tipo di esperienza rappresenta per loro?
Per gli adolescenti è un’esperienza fondamentale per gli adulti che saranno. Un’esperienza di responsabilità verso gli altri, collaborazione e gestione di sé, dal punto di vista sociale ed educativo, che difficilmente hanno la possibilità di vivere in altri contesti. L’oratorio estivo è un servizio non solamente per i bambini, ma anche per i preadolescenti perché responsabilizzandoli li aiuta a crescere.
Quali sono, invece, le difficoltà che incontra un sacerdote?
In generale, far crescere l’oratorio come una responsabilità condivisa da tutti e non solamente da qualcuno, come una comunità nella quale ciascuno fa la sua parte, non è facile. È una cosa che mi sta molto a cuore, sulla quale sto lavorando. È una questione culturale, che investe anche la vita civile: la fatica a fare e sentire proprio ciò che vive la comunità. Certo, la Chiesa è la comunità di chi riceve e restituisce e ciò dovrebbe far parte della sua identità. È una fatica, ma è anche la grande scommessa. Un’altra difficoltà è quella che incontro quando mi chiedono non di fare il prete, ma il burocrate. Oggi un sacerdote deve fare tutto: si fa il possibile per tenere insieme le cose, ma tutto quello che c’è intorno non deve togliere spazio all’esperienza fondamentale della condivisione e del rapporto con le persone.
E dal punto di vista educativo?
Dal punto di vista educativo la difficoltà è rappresentata dalla difficoltà che hanno oggi i ragazzi ad appassionarsi a qualcosa in cui mettere cuore e passione. Anche in questo caso, si tratta di un livello umano prima ancora che confessionale, sul quale forse anche la scuola sta lavorando poco. Non solo nella Chiesa, ma anche nella scuola, avremmo bisogno di meno maestri e di più testimoni, di persone che da loro pretendono meno ma danno più cura e attenzione. L’oratorio è il posto nel quale i ragazzi possono trovare questa attenzione nei loro confronti.
Qual è, invece, la bellezza?
La bellezza è lo stare con i ragazzi. Io stesso ho incontrato il Vangelo nella relazione con gli altri. E qui sta l’importanza dell’oratorio feriale: è un momento talmente intenso di condivisione che il messaggio del Vangelo passa molto più che nelle ore di catechismo che si fanno durante l’anno. Perché il Vangelo non è teoria, ma è qualcosa che si vive nella quotidianità.