Ven. 19 Apr. 2024
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Il mondo delle startup italiane in un libro di Jessica Malfatto

[textmarker color=”E63631″]PADERNO DUGNANO – [/textmarker] Ventisei storie per descrivere come sta cambiando il mondo dell’imprenditoria, tra nuovi modelli di business e innovazione tecnologica. A raccontarle è “Viaggio nella nuova imprenditoria. Startup e innovazione in Italia”, il nuovo libro della scrittrice padernese Jessica Malfatto, pubblicato qualche settimana fa da Historica Edizioni. Venticinque anni, diverse esperienze nel campo della comunicazione e premi letterari importanti alle spalle per opere di poesia e narrativa, questa volta Jessica ha vestito i panni della giornalista. Ne è venuta fuori una vera e propria inchiesta con ventisei interviste ad altrettanti “startupper” italiani. Ovvero, coloro che hanno avuto un’idea e hanno provato a costruirci intorno un’impresa. Per capirne qualcosa di più, abbiamo incontrato Jessica. Ecco cosa ci ha raccontato.

Jessica, dalla poesia e dalla narrativa a un’inchiesta sul mondo del lavoro. Come è nata l’idea di questo libro?

Questo libro nasce principalmente da una fortissima curiosità: curiosità per il mondo della nuova imprenditoria, per i nuovi modelli di business e per le storie di chi realizza davvero qualcosa di concreto, come un’impresa. Perché al centro ci sono proprio le storie. Storie di chi non si limita a parlare, ma decide di costruire veramente qualcosa, senza cercare scuse o alibi, seguendo la regola del “fare, fare, fare”. E, in fondo, ho vissuto la scrittura di questo libro come se fosse stata la scrittura di un romanzo, con una trama (o meglio, tante trame) e tanti protagonisti, con il racconto di ostacoli, difficoltà e di vittorie e successi. Ognuno dei ventisei imprenditori racconta, ad esempio, quello che ha vissuto, come è nata la sua idea imprenditoriale, come ha avviato la propria azienda e quali sono state le difficoltà maggiori.

Perché raccontare proprio il mondo delle startup?

Perché quando si racconta di qualcosa che sta nascendo, di un progetto che sta prendendo vita e che inizia a camminare (o a correre, in molti casi), con le proprie gambe, si avverte una sensazione molto positiva e si può imparare tanto. Mi sono avvicinata a questo mondo a piccoli passi, con la voglia di raccogliere e apprendere il più possibile, perché l’entusiasmo, la passione e la voglia di fare che riescono a trasmettere certi giovani imprenditori sono degli elementi molto forti. Raccontando, inoltre, si ha la possibilità di condividere: una delle mail più belle che ho ricevuto ultimamente, infatti, è di un ragazzo giovanissimo che mi ha scritto dopo aver letto il libro. “Sto per avviare la mia impresa e grazie alle interviste a questi imprenditori ho imparato tanto e ho raccolto molti spunti, che spero mi permetteranno di fare meno errori”. Non si tratta di certo di un manuale, ma spero che attraverso queste storie, raccontate dagli stessi protagonisti, si possano trarre delle idee utili e interessanti per chi vuole intraprendere un percorso imprenditoriale o per chi è semplicemente interessato ad approfondire alcune tematiche.

Proviamo a dare una definizione: che cos’è una startup?

Ultimamente “startup” rappresenta un termine inflazionato. Quelle che vengono definite startup, infatti, sono delle vere e proprie aziende che si trovano in una fase iniziale del proprio percorso imprenditoriale (i primi 24 mesi di attività di un’impresa). E in questo libro ho cercato proprio di puntare i riflettori su questa fase, che viene descritta come un periodo molto stimolante, dove le idee si rincorrono e dove si prepara, giorno dopo giorno, la costruzione di un modello aziendale solido. Si tratta di una fase incerta, senza sicurezze, ma proprio per questo molto viva e ricca di stimoli. Personalmente ho avuto l’opportunità di vivere e respirare (anche se come dipendente e non come co-fondatrice) un pezzo di questa fase, all’interno della startup Jobyourlife.com, che ora rappresenta una realtà aziendale che si sta consolidando sempre di più, guidata da Andrea De Spirt.

jessica

Chi sono gli startupper italiani?

In realtà, in questo percorso, non ho trovato un profilo ben preciso e definito di “startupper”. Ci sono esempi di giovani che si sono lanciati subito nella creazione della propria impresa, altri che hanno preferito accumulare esperienze professionali prima di avviare un percorso imprenditoriale. C’è, poi, chi punta lo sguardo verso l’estero e chi, invece, vuole restare in Italia. Sono presenti, però, dei tratti in comune tra le persone che ho intervistato: parlo del forte senso di responsabilità, della determinazione e della voglia di creare qualcosa da zero. Ma, soprattutto, si tratta di persone che agiscono, lasciando da parte le parole.

Spesso l’idea di startup è associata all’universo giovanile. È sempre così?

Spesso è così, ma non sempre (se per giovani intendiamo persone, ad esempio, sotto i 35 anni). Infatti, in questo viaggio ho avuto modo di intervistare anche persone con anni e anni di esperienza alle spalle, che hanno preso la decisione di rimettersi in gioco creando una propria impresa. Inoltre, sono presenti anche imprenditori alla loro terza/quarta esperienza imprenditoriale, persone che hanno sperimentato modelli di business differenti e che non smettono di innovare.

Raccontaci qualcuno dei casi raccontati nel libro.

Sceglierne uno in particolare è sempre complicato, perché ognuno rappresenta un caso particolare: ad esempio, viene raccontata la nascita di un’impresa legata alla realizzazione di uno strumento in grado di permettere a persone con patologie come Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), Sclerosi Multipla, distrofie muscolari di varia natura, soggetti a disabilità motorie e di comunicazione, di comunicare. Si racconta la creazione di uno strumento molto innovativo riferito al concetto di musica collaborativa, si parla di una nuova piattaforma di crowdfunding e di uno spazio di coworking nato a Brescia, che tra poco sbarcherà anche a New York.

L’impressione è che nonostante la crisi e le mille difficoltà di questo momento storico, ci sia tanta voglia di fare. Quali sono gli ostacoli maggiori che incontra oggi chi vuole creare un’impresa?

Gli ostacoli più comuni che ha riscontrato la maggior parte degli imprenditori intervistati sono quelli legati alla burocrazia del nostro Paese, alla lentezza del sistema, alla tassazione elevata e alla poca propensione alla velocizzazione di alcuni passaggi soprattutto nel momento di avvio di un’attività imprenditoriale. Nonostante tutto, però, il messaggio che ognuno di loro lancia è: “Se una persona vuole – e può – farlo, riesce comunque a dare vita alla propria azienda, anche se ci sono questi elementi di difficoltà”.

“Viaggio nella nuova imprenditoria”: il titolo del libro dà una chiave di lettura comune alle storie che racconta. Le startup e l’idea di innovazione che si portano dietro sono davvero la nuova frontiera dell’imprenditoria italiana?

Per rispondere a questa domanda prendo in prestito le parole di Simone Lini, fondatore di Youmove.me, che riassume in poche righe il concetto della nuova frontiera dell’imprenditoria: “Noi siamo imprenditori proprio come lo erano i nostri nonni: a differenza loro, però, innoviamo attraverso linguaggi di programmazione, muovendoci all’interno del mondo digitale, mentre loro utilizzavano, ad esempio, materiali come il legno. Sono gli strumenti a cambiare, ma non le leggi dell’economia”.

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