L’autunno caldo del ciclismo verrà celebrato sotto il cielo caro ad Alessandro Manzoni. Prima del “Lombardia”, la classica delle foglie morte (da Como a Bergamo, 11 ottobre), in rapida e forzata successione i prof del pedale si contenderanno infatti i traguardi di Coppa Agostoni (domenica 5 ottobre), Coppa Bernocchi (6 ottobre), Tre Valli Varesine (7 ottobre), unite dal 1997 dalla speciale classifica del Trittico che assegna ai punti un super diamante. Un tempo le tre classiche lombarde si svolgevano in estate ed erano pre-mondiali combattutissime, oggi invece devono crearsi uno spazio nell’ingolfato calendario del ciclismo globale che sbeffeggia la tradizione. Gli albi d’oro ne mantengono però intatto il prestigio ed è buona cosa che introducano al Lombardia, ultima classica Monumento della stagione. Nello stesso intensissimo periodo di inizio ottobre, per giunta, va considerato anche il paio di escursioni fuori regione per altri storici appuntamenti: il Giro dell’Emilia del 4 ottobre e il Gran Piemonte del 9 ottobre. I campioni, molti dei quali magari reduci dal dispendioso mondiale ruandese del 28 settembre, saranno al via in tutte queste date? Sceglieranno, certamente. E lo faranno in base al tipo di percorso e agli obiettivi. Ma di sicuro ogni singola gara avrà un parterre di richiamo, perché si tratta di corse che hanno il potere di nobilitare il palmarès (e i guadagni) di chiunque.
Traguardi per grandi campioni
Nessuno (nemmeno chi la organizza) è in grado di spiegare perché la Tre Valli Varesine si chiama così. La prima edizione (1919) toccò infatti quattro delle numerose vallate del varesotto: la Valganna, la Valceresio, la Valcuvia e la Val Marchirolo. Una cosa è certa: il 3, numero perfetto, ha portato bene anche a questa manifestazione ultracentenaria e tuttora parecchio ambita dai corridori. Dopo i fatti dell’anno scorso (sospensione e annullamento della corsa per maltempo e relative polemiche) l’attesa per l’edizione ’25 è alta. Quanto a partenza e arrivo si replica: si andrà da Busto Arsizio a Varese (203 i km. da percorrere con tanta salita).

Risale al 1919 anche la prima edizione della Coppa Bernocchi, dedicata al senatore e imprenditore (proprietario di cotonificio) Antonio Bernocchi e nata e proseguita nel segno di un dirigente leggendario: Pino Cozzi, presidente della Unione Sportiva Legnanese per 55 anni, dal 1918 al 1973! La Bernocchi ha un percorso che volutamente si presta a soluzioni diverse. Ha un punto nevralgico nel Piccolo Stelvio (due chilometri di salita in Valle Olona) ma può essere adatta anche a passisti e a velocisti. Nel 2016 vinse il muggiorese Giacomo Nizzolo, oggi in procinto di appendere la bici al chiodo dopo tante belle vittorie e a 36 anni compiuti. Due volte vincitore del campionato italiano, una volta campione europeo e tante altre affermazioni: il campione milanese merita un finale di carriera con tanti festeggiamenti e il sentito tributo del movimento. Tradizionalmente il passaggio della Bernocchi a Parabiago prevede un traguardo volante in memoria di Libero Ferrario, due volte vincitore della Bernocchi e campione mondiale dilettanti nel 1923. Un altro grande parabiaghese, non dimentichiamolo, è Giuseppe Saronni, che oltre a essere uno dei grandi del ciclismo italiano è nipote di Tito Brambilla, luogotenente proprio di Ferrario.
Rispetto alle consorelle, la Coppa Agostoni-Giro delle Brianze Gran premio Banco BPM ha una storia più corta essendo nata nel 1946 per volontà dello Sport Club Lissone che volle dedicarla a Ugo Agostoni, lissonese vincitore a vent’anni della Sanremo del 1914, conquistata in volata dopo oltre 10 ore e mezza di corsa. Nella prossima edizione l’Agostoni ripropone tutte le belle salite brianzole in un percorso dalla lunghezza ridotta rispetto alla tradizione: i km. da percorrere saranno 166, da Lissone a Lissone. La diminuzione del chilometraggio dovrebbe assicurare una competizione più esplosiva e spettacolare come accaduto lo scorso anno.
Trittico: i record di Beppe Saronni
Sulle strade delle classiche lombarde, che per più di una volta sono state anche prova per assegnare il titolo di campione italiano, si sono dati battaglia i campioni più importanti delle diverse epoche. Basta dare un’occhiata agli albi d’oro per accorgersi dei nomi altisonanti presenti. Ad essere riusciti a vincere tutte e tre le classiche sono soltanto tre corridori: Francesco Moser, Giuseppe Saronni e Sonny Colbrelli. I recordmen di ciascuna prova sono Danilo Napolitano per la Coppa Bernocchi (che vinse nel 2005, 2006 e 2007), Franco Bitossi per la Coppa Agostoni (conquistata nel ’67, ’69 e ’71) e il duo Giuseppe Saronni e Gianni Motta per la Tre Valli Varesine, con quattro vittorie a testa. Saronni vanta anche un secondo posto e perciò può sostenere di meritare il primato. Ma Motta, dal canto suo, può far notare di essere riuscito – proprio in una Tre Valli – a battere Merckx, risultato davvero speciale (in un’altra occasione si era classificato terzo).
Il capolavoro d’astuzia e classe di Gianni Motta
Domenica 6 settembre 1970 andò in scena la cinquantesima edizione della Tre Valli Varesine, con partenza a Varese e arrivo a Cassinetta di Biandronno nei pressi della storica sede della Ignis del patron Giovanni Borghi, divenuta IRE in partnership con la Philips. 116 i corridori al via, con tutti i migliori italiani e un bel gruppo di stranieri capitanati dal “cannibale” Eddy Merckx in maglia di campione del Belgio. Negli anni precedenti la Tre Valli era stata vinta da Gianni Motta (tre volte, dal ’65 al ’67), da Merckx nel ’68 e da Basso nel ’69. Il percorso dell’edizione 1970 presentava salite impegnative come il Marchirolo, il Cuvignone e il Brinzio e perciò il pronostico era tutto per il belga, che aveva da poco dominato sia il Giro, sia il Tour. Punto decisivo della corsa fu il Cuvignone, salita vera, lunga e difficile. Qui Merckx attacca e gli resiste soltanto Motta, che da lì in poi centellina gli sforzi e lascia che sia l’avversario a dettare il passo. Dietro è la resa. Gimondi si è staccato e “naviga” a un minuto di distanza: arriverà terzo. È una partita a due, ma la dimostrazione della straripante potenza di Merckx non tarda ad arrivare. Il campione belga fora sul Brinzio e per nulla preoccupato rientra facilmente su Motta. Poi però non scatta più, forse (raccontano i maligni) perché si fida troppo dell’italiano, che gli avrebbe chiesto di arrivare insieme. L’esito è imprevedibile: Motta vince in volata ed è una grande vittoria, ottenuta contro un avversario fortissimo, a oltre 40 di media in una gara molto dura che difatti concludono soltanto in 26. A Merckx questa volta non resta che una cocente, ed esibita, delusione.
Paolo Costa













