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Cinisello Balsamo, “La nostra Casa Comune e il consumo del suolo: un richiamo alla responsabilità”

Riceviamo questa riflessione di Alberto Abisso, un nostro lettore, che richiama alcuni insegnamenti di Papa Francesco.

1. ”Laudato sì’, mi’ Signore”, cantava San Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: “Laudato sì, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.

2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli stessi esseri viventi. Per questo fra i poveri più abbandonati e maltratti, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto”
(Rm8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (Gen2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.

“Inizia così l’enciclica Laudato si’, sulla cura della Casa Comune di Papa Francesco, pubblicata nel maggio 2015.
La prima immagine è potente, richiama tutti a un legame profondo e rispettoso con la Terra: non un possesso da sfruttare, ma una compagna di vita da amare e custodire. Tuttavia, i dati sul consumo di suolo in Italia raccontano una realtà dolorosa. Ogni secondo vengono coperti oltre due metri quadrati di terreno naturale da nuove costruzioni, strade, parcheggi e infrastrutture. Un fenomeno che non si è fermato neppure davanti ai segnali di fragilità che il territorio ha manifestato, a volte tragicamente, con alluvioni, frane e disastri che hanno causato vittime e devastazione. La cementificazione indiscriminata comporta conseguenze gravi e spesso sottovalutate. Il suolo naturale svolge gratuitamente funzioni vitali:
• Trattiene l’acqua piovana, prevenendo allagamenti e ristagni;
• Depura l’acqua, filtrandola e migliorandone la qualità;
• Conserva le risorse idriche, ricaricando le falde sotterranee;
• Supporta la biodiversità, offrendo habitat a numerose forme di vita.

Quando il terreno viene impermeabilizzato dal cemento, tutte queste funzioni si interrompono. In loro sostituzione, la gestione delle acque piovane diventa un compito artificiale, costoso e spesso inefficace: è necessario costruire sistemi di raccolta, condotte, impianti di depurazione, opere di manutenzione continua, con un impatto ambientale ed economico molto elevato. Il suolo è un bene prezioso e insostituibile, frutto di millenni di processi naturali. È una risorsa viva, che non possiamo creare artificialmente. Eppure, lo trattiamo come se fosse infinito e sacrificabile, dimenticando che la sua perdita è irreversibile. Conoscere meglio il suolo e i suoi servizi ecosistemici è un dovere. Difenderlo pubblicamente è una responsabilità. Perché la terra, l’acqua, l’aria – gli elementi fondamentali della vita – sono oggi in pericolo. E noi, con il nostro stile di sviluppo e consumo, siamo diventati la loro principale minaccia. Serve un cambio di rotta culturale e politico:

• Promuovere la rigenerazione urbana senza ulteriore consumo di suolo vergine;
• Incentivare il recupero delle aree dismesse e degradate;
• Valorizzare il suolo come patrimonio comune e non come semplice merce;
• Coinvolgere cittadini, scuole, istituzioni in una nuova alleanza per la Terra.
Come ci diceva Papa Francesco, «tutto è collegato»: la ferita inferta al suolo è una ferita inferta a noi stessi e alle future generazioni. È tempo di ascoltare il grido della Terra e agire con coraggio e saggezza.

Un esempio concreto di questo squilibrio lo viviamo proprio a Cinisello Balsamo, dove il progetto del raddoppio di via Alberti ferisce e danneggia il Parco Agricolo, una preziosa area verde che andrebbe invece protetta e valorizzata ulteriormente. Quest’opera, oltre ad avere un costo elevatissimo, si rivela inutile rispetto ai reali bisogni della comunità e rappresenta l’ennesima sottrazione di suolo fertile, a vantaggio del cemento e a scapito del bene comune. Difendere il suolo significa anche dire no a progetti inutili e dannosi,scegliendo invece uno sviluppo che rispetti la Terra, il paesaggio e il futuro di tutti”.

Alberto Abisso

 

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