Il duetto con Topo Gigio a Sanremo lo ha rivelato al grande pubblico. Lì è scattata l’operazione simpatia: un tuffo nel passato e nell’infanzia sulle note di “Volare – Nel Blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Chi già lo conosceva ne apprezzava le doti di artista, una sensibilità fuori dall’ordinario. Il podio sanremese, con Volevo essere un duro, una conferma e una consacrazione.
Lucio Corsi è toscano di Grosseto; cresciuto nelle campagne di Vetulonia, vicino alla località dove la famiglia gestisce un ristorante, Macchiascandona. La madre, Nicoletta Rabiti, è pittrice, mentre il padre, Marco Corsi, ha svolto vari lavori. Dopo la maturità scientifica Lucio si trasferisce a Milano con l’obiettivo di intraprendere la carriera musicale. Si stabilisce prima sul Naviglio Pavese, poi in via Ripamonti e infine a Niguarda. Inizia il suo percorso artistico, il suo primo EP, i concerti e anche le esibizioni in strada, fra la gente. A Niguarda ha il suo luogo del cuore ne L’Antica Trattoria Ambrosiana. Qui pranza tutti i giorni e dice di aver ritrovato quella sensazione di casa perché gli ricorda il locale aperto dalla nonna a Grosseto nel 1959. Se la sua anima d’artista sogna di essere perennemente in concerto, come Bob Dylan, con l’armonica in tasca.
Lucio Corsi: l’anima sognatrice, una seconda patria a Niguarda
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