
Quand’è l’età giusta per regalare uno smartphone ai propri figli? Che cosa guardano in “rete” i nostri ragazzi? Sono solamente alcuni interrogativi sorti durante l’incontro avvenuto sabato 25 al Pertini con la professoressa Stefania Garassini, docente presso l’Università Cattolica di Milano.
L’evento, organizzato da NordMilano24 e dai giovani di Cinifabrique e in collaborazione con il Comune di Cinisello Balsamo, è il naturale seguito dei Dialoghi di NordMilano24, che ha lanciato il patto fra i Comuni del nostro territorio per avviare un percorso educativo che tuteli bambini e adolescenti. Lo ha ricordato a inizio incontro l’assessore al Welfare e alla centralità della persona Riccardo Visentin, che ha aggiunto: ”Potrebbe sembrare una contraddizione parlare oggi di limitazioni, ma non è così. Ci rivolgiamo alla fascia dell’infanzia e all’adolescenza che spesso fa un uso improprio del cellulare, perché non guidato”. Quindi, come affrontare un tema così spinoso?
La professoressa Garassini ha sviluppato il suo ragionamento a partire da alcuni termini-chiave come fiducia, realismo, regole e curiosità. Dall’incontro emerge la chiara indicazione, suffragata da vari studi, che occorrerebbe attendere almeno sino ai 14 anni per l’uso dello smartphone e aspettare sino ai 16 anni l’utilizzo dei social.
In altre parole, l’uso precoce (ad esempio 11 anni) dei device digitali non può che fare danni.
Altri interessanti interrogativi sono sorti durante l’incontro: la tecnologia è neutrale? “Dipende da come la si usa, ha risposto la professoressa Garassini”. “Nei confronti dei device digitali – ha aggiunto l’esperta – occorre adottare delle strategie perché tutto sembra essere messo facilmente a disposizione e i giovani crescono con poca resistenza ad affrontare la fatica di un percorso di apprendimento e la relativa frustrazione”.
“La condivisione in famiglia”
L’avvicinamento ai device digitali non può quindi che essere graduale, ragionevole e condiviso in famiglia. Non mancano i pericoli: “La tecnologia spinge l’utente a essere continuamente aggiornato e quindi a dipendere, perché si teme sempre di essersi perso qualcosa”. Nei social i ragazzi cercano costantemente una gratificazione, spesso espressa dai like e dai numeri. Secondo una recente ricerca, la visione prolungata sugli schermi piccoli può creare danni agli occhi e portare alla miopia. La soluzione a questi problemi? Non basta imporre regole e inserire limitazioni: “I ragazzi vanno accompagnati in un percorso per favorire un uso creativo e consapevole dei device digitali”.
All’incontro è intervenuta anche l’assessore all’educazione e all’infanzia Maria Gabriella Fumagalli, che ha ricordato il ruolo delle istituzioni e dei Comuni in questo ambito, perché chiamati ad assumersi delle responsabilità. L’assessore ha inoltre sottolineato il senso di impotenza di fronte a ragazzi che si immergono, solitari, nei meandri della “rete”, senza venire a conoscenza del tipo di esperienza che stanno facendo.
Insomma, perché la tecnologia non sfugga di mano sembra che sia arrivato il momento degli accordi fra le varie comunità educanti. Venerdì 31 gennaio, per esempio, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca si svolgerà un convegno dal titolo “Il villaggio cresce. I patti di comunità per l’educazione digitale”. L’iniziativa nasce dalla collaborazione fra il Centro di ricerca Benessere digitale dell’Università Milano Bicocca e tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media (Mec, Aiart Milano e Sloworking) con lo scopo di promuovere lo sviluppo di Patti di Comunità per l’uso della tecnologia su tutto il territorio nazionale.
Sullo sfondo, infine, l’accordo fra le varie amministrazioni, un vero e proprio patto, lanciato durante i Dialoghi di NordMilano24. A maggio, durante Edufest, che si svolgerà anche quest’anno a Cinisello Balsamo, i Comuni aderenti firmeranno una sorta di carta costituzionale del territorio per regolare l’uso dei device digitali, smartphone, social e web.
Angelo De Lorenzi