Una volta si sognava il posto fisso, preferibilmente in banca. Taluni puntavano alle Poste. Ora di moda ci sono le grandi dimissioni. In inglese, “Great Resignation”, è il termine coniato per indicare la tendenza che vede i dipendenti dimettersi volontariamente in massa dai propri posti di lavoro. Il fenomeno è apparso nell’estate 2021 negli Stati Uniti e poi si è allargato anche in Europa e ha avuto un’accelerazione con il periodo di pandemia.
La tendenza non è da sottovalutare.
Per alcuni imprenditori le grandi dimissioni possono anche rappresentare una grana.
Nel 2021 le cosiddette grandi dimissioni nel nostro Paese hanno toccato la cifra di quasi 2 milioni di lavoratrici e lavoratori, pari a circa l’8% del totale. Una crescita del 33% sull’anno precedente e del 12% dal 2019. Rispetto al periodo pre-pandemia, le dimissioni volontarie sono arrivate a rappresentare il 67% delle cessazioni totali dei rapporti di lavoro. Un aumento che non può passare inosservato e merita un’analisi più approfondita, soprattutto perché il trend non sembra essersi esaurito con la fine dell’emergenza sanitaria.
Ciò che accade ha radici nel malessere e nella ricerca di nuovi orizzonti culturali: è segno di disagio e pone molti interrogativi. Il fenomeno può essere interpretato in diversi modi e può essere sintomo della ricerca di benessere, ma può rappresentare anche una spia d’allarme.
Appuntamento per il 3 novembre
Ne parleremo in occasione del convegno che stiamo organizzando dal titolo, appunto, “Lavoro: tra passione e grandi dimissioni“. L’appuntamento è per giovedì 3 novembre 2022, a partire dalle ore 18 a Cormano (MI), ospiti del Teatro Bì in via Gianni Rodari, 3.
Avete una storia interessante da raccontare a tal proposito? Anche voi avete rassegnato le dimissioni, l’agognato posto fisso?
Scriveteci le vostre storie, saranno pubblicate. Sceglieremo i racconti più interessanti e vi inviteremo a dare la vostra testimonianza il convegno.
Non siate timidi…
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