Ven. 19 Apr. 2024
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La ruota dei colori

Sono sul terrazzo di un palazzo. Ho la possibilità di godermi un ultimo tramonto prima dell’ennesima zona rossa. A farmi compagnia è una macchina fotografica, ma io non sono bravo a fotografare i tramonti: imprimerò tutto nei miei occhi.

Osservo. Li chiudo. Li riapro.

Ho scattato.

Nella parte inferiore del fotogramma, la città sbarluccica con le luci artificiali dei lampioni tentando, invano, di respingere la notte che si appresta a coprirla come fosse un lenzuolo.

A queste si alternano le più disparate forme di edificio: alcuni alti e stretti, altri bassi e larghi. Seguendo le loro altezze con lo sguardo, nello stesso modo in cui si scorre una rubrica con l’indice in cerca del nome giusto, si finisce per perdersi nell’infinità del cielo: dapprima arancione, scaldato dal sole ormai calante, e poi tinto di un pallido blu.

Quante volte i nostri occhi passano di lì, per quell’elegante e raffinato cambio di tinta. Forse non dedicano il giusto peso a quell’evento, denso di significati.

Non si pensa mai a quanto sia prezioso poter notare questa sfumatura.

È palese ma non scontato: non è tutto arancione e poi, d’improvviso, tutto blu, come se uno strano mago, per qualche artificioso incantesimo, ne cambiasse d’un tratto i pigmenti.

Talvolta fa bene ricordarselo.

Il mondo è dipinto con i colori: che essi siano opera di pastelli, di matite o di tempere non importa.

Noi li vediamo. Noi dobbiamo vederli. Percepirli. Odorarli. Assaporarli.

Abbiamo l’obbligo di osservarli per l’enorme potenza che racchiudono: le bandiere di ogni stato li innalzano al cielo, fiere del significato che questi sono capaci di sprigionare senza professar parola.

I colori contaminano la nostra vita: dal codice stradale, con i semafori che salvano vite, alle scelte a cui sbattiamo contro, quasi senza accorgercene, come fossero dei muri magici capaci di ergersi maestosi verso il cielo in pochi istanti, tra noi ed il futuro.

Ecco che questi preziosi pigmenti ci soccorrono: ci ricordano che la vita non è solo bianco e nero; che una scelta importante non è un bivio tra “giusto” e “sbagliato”, ma una rotonda con innumerevoli uscite senza indicazioni.

Nessuno può sapere cosa accadrà appena se ne imboccherà una.

Bisogna “solo” scegliere: è fondamentale che ciò avvenga nel pieno della consapevolezza per non cadere nel vortice del rimorso.

Non si torna indietro, una volta usciti.

Questa rotatoria non impone limiti di velocità: la si può fare su due ruote, spingendo l’automobile a mano, in bici o a piedi. Ognuno ha i suoi tempi.

Eppure, come purtroppo spesso accade, non tutti lo comprendono.

E suonano il clacson.

Non importa.

È ciò che ti insegnano a scuola guida: mantieni la calma, lascia che ti sorpassino se ne hanno bisogno.

Non ti potranno mai impedire di giungere all’uscita, se tu non glielo permetti: mantieni stretto il volante, afferra bene il manubrio, posa saldamente il piede a terra ad ogni passo.

Ricordati sempre di osservare bene ogni uscita davanti a cui passi. Se te ne scordassi anche una sola, fai un altro giro: ne vale del tuo futuro.

Infine, non sarà affatto facile scegliere.

Eppure, se riuscirai ad abbinare un colore diverso a ogni uscita, potrai finalmente liberarti dal nero dell’asfalto opprimente e dal bianco di quelle strisce che ci costringono a seguire una via, scoprendo così infinite possibilità simili ma diverse tra loro: una grande sfumatura.

La ruota dei colori.

Di Stefano Bombonato

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