Ven. 19 Apr. 2024
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Milano, LUCI ROSSE

Sono a Milano. Ma non sono di Milano. È sera: il cielo é tinto di un blu spettacolare. Sto camminando lungo un marciapiede che costeggia uno di quei tanti viali chilometrici, enormi, sconfinati. Uno di quelli con 4 corsie, due per senso, separate da una sottile linea verde di alberi, che si interrompe solo alla fine di quel “serpente gigante”. Quel rettile è fatto d’asfalto: incredibilmente resiliente. Non teme di essere calpestato da niente e nessuno. Sopporta piedi pesanti, arroganti, incuranti, tacchi a spillo. Anche le ruote.
Eccole: stanno arrivando.
Sfrecciano come saette per poi arrestarsi in pochi istanti: semaforo rosso. E così la frenesia del milanese si dissolve come cenere in aria. “La legge è uguale per tutti” sembra ruggire quella fatidica lampadina. Lo stress inizia a calcare le fronti e gli sguardi dei guidatori. In prima fila, i fantomatici piloti di Formula 1: nervi saldi per scattare al primo millisecondo di quel verde tanto bramato.
Qualcuno invece, nelle retrovie, si accende una sigaretta: abbassa il finestrino, adagia il braccio fuori dal suo bolide con arroganza, come a voler sfidare l’asfalto, e poi sbuffa guardando il nulla.
A vederli, in lontananza, dal mio passo spedito, sembrano un magnifico quadro impressionista: mille luci rosse, sfocate, pennellate veloci che abbagliano la sera ma destinate a spegnersi decine di secondi dopo, lasciando nuovamente spazio allo sfondo, col suo mondo.
È verde.
Sono spariti.
Avanti il prossimo quadro.

Mi pare d’aver visto un fotogramma, ma dipinto e isolato dagli altri, passarmi davanti, fermarsi, lasciarsi osservare per poi d’un tratto sfuggirmi, proprio quando ne stavo cercando i dettagli, ahimè sfocati.
E il prossimo, lo so bene, non sarà uguale. Ma è così bello ammirarlo.
È disarmante pensare che la frenesia possa venire disintegrata da un semplice automatismo come il semaforo, sebbene per pochi istanti.
Il tempo regola le nostre vite: sarà forse per questo che tentiamo di andar sempre più veloci? Per risparmiarne? Tutto ciò non potrebbe aver un effetto collaterale su di noi?
Voglio dire: andando sempre più veloci, avvicinandoci al limite, non rischieremmo anche di consumarci più in fretta?
Questa sera un semaforo mi ha fermato: ho avuto tempo per pensare. Chissà che questo non mi abbia permesso anche di rigenerare.

di Stefano Bombonato

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