Mer. 23 Apr. 2025
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Cinisello Balsamo, Ghilardi: “Le minacce non ci fermano. Sant’Eusebio non è un problema solo della nostra città”

[textmarker color=”E63631″] CINISELLO BALSAMO -[/textmarker] “Le intimidazioni e le minacce non ci fermano”. Gli insulti subìti pochi giorni fa sui social, dopo i recenti fatti di droga accaduti nel rione Sant’Eusebio, non hanno scalfito la determinazione di Giacomo Ghilardi, sindaco di Cinisello Balsamo, ancora più risoluto nel continuare in maniera serrata la lotta allo spaccio e alle attività illegali del quartiere.

“Ancora oggi – ci dice Ghilardi – sono proseguite le indagini legate al sequestro avvenuto nei giorni scorsi dei veicoli senza copertura assicurativa per i quali si profila un reato di natura ambientale. I cinque automezzi sono stati trovati a scaricare materiale illegale nelle cantine dei palazzi del quartiere”.

Da qualche mese sembra proprio che si faccia sul serio all’interno del quartiere dove opera da anni la criminalità organizzata, un “sistema” capace di attirare migliaia di consumatori di sostanze stupefacenti da varie parti della Lombardia, come hanno documentato anche i servizi di Striscia la Notizia a cura di Vittorio Brumotti.

Ghilardi non ci sta agli “avvertimenti” lanciati sui social e rilancia: “Oggi – spiega il primo cittadino cinisellese – Sant’Eusebio dev’essere il centro dell’azione politica del Nord Milano, dal punto di vista della lotta all’illegalità. Non è una questione solo di Cinisello”.

Qual è oggi la situazione nel quartiere dopo i recenti avvenimenti?
“ Da alcuni giorni il forcing è diventato ancora più asfissiante sul territorio. Da due settimane i carabinieri, che ringrazio, sono presenti nel quartiere tutti i giorni. Le forze dell’ordine assicurano il controllo di chi vorrebbe entrare dentro i casermoni.

Sant’Eusebio ogni tanto torna alla ribalta, magari a livello mediatico, ma nei pensieri e nelle azioni mie e di questa maggioranza, c’è sempre stato. Lo era anche prima della mia elezione. Noi siamo qui perché i cittadini, soprattutto quelli di Sant’Eusebio, hanno voluto darci la loro fiducia per cercare di intraprendere anche delle azioni mirate nei confronti di questo problema che va avanti da molti anni. Non voglio fare dichiarazioni politiche rispetto a chi mi ha preceduto, però voglio mettere i puntini sulle i.

In che senso?
Fin dall’inizio ho partecipato a dei tavoli molto importanti. Oggi vediamo delle azioni, ma l’azione, se non è programmata, è fine a se stessa. Ci vuole una pianificazione, un’organizzazione, occorre capire il contesto in cui andiamo a operare, ma soprattutto avere ben chiaro quello che ci sta attorno. Le nostre azioni e gli arresti sono iniziati a ottobre. Con l’arrivo di Brumotti abbiamo deciso di aumentare il carico di iniziative sul quartiere Sant’Eusebio. Brumotti è un nostro alleato, tanto di cappello! Ho per lui rispetto e lo ringrazio.

Fin dall’inizio del mandato abbiamo agito. La prima volta che ho incontrato il nuovo prefetto ho parlato del quartiere. Lui ha capito le nostre esigenze, ha compreso la realtà in cui viviamo, ha ricostruito tutti gli anni che sono trascorsi e insieme ci siamo visti più volte sul tavolo della sicurezza e dell’ordine pubblico con il questore, il comandante provinciale e con il comandante della Finanza. Le riunioni che ci sono state nel corso di quest’anno hanno portato a questi continui arresti, continue pressioni sul quartiere, continuo presidio, e controllo e hanno portato Vittorio Brumotti a occuparsi di questa realtà. Con Brumotti mi sento spesso, direi quasi tutti i giorni perché le sue non sono comparsate, lui è una persona che tiene a ciò che fa e ha capito che ciò che dice sulla droga è reale. La pianificazione, l’organizzazione, ma anche la parte mediatica e quella operativa fanno l’intervento globale.

C’è chi sostiene che Brumotti offra la componente spettacolare…
Può essere un pensiero.

Ma io posso dire che c’è un’azione che, rispetto al passato, è continuativa. Mi ricordo che ancor prima che diventassi consigliere, ci sono stati dei blitz; oggi invece a un arresto succede un altro arresto, si prosegue con un controllo o un sequestro di mezzi come è avvenuto l’altro giorno. Sono azioni su azioni. Sicuramente il quartiere va restituito alla gente per bene.

Che percezione ha lei oggi del quartiere?
Il problema non si risolve con i blitz, ci vorrà tempo. Siamo di fronte a un sistema di criminalità organizzata, non è il singolo spacciatore che vende la sua roba. E’ un sistema che va smantellato. Con la costanza e con gli interventi. Sono dell’idea che la socialità vada ripristinata, ma in una seconda fase quando il cancro sarà estirpato. Prima ci vogliono le azioni per estirpare il cancro e poi si ricostruisce. Sto lavorando a diverse idee insieme con l’assessore Riccardo Visentin, a progetti che aiutino a ripristinare una socialità, per portare realtà, favorire luoghi di aggregazione, eccetera e per dare un supporto alle persone perbene e in difficoltà, però – in questo momento – l’amministrazione comunale concentrerà tutti gli sforzi sull’impegno alla lotta alla droga e per favorire la sicurezza.
Abbiamo chiesto ad Aler di scendere in campo. Lo pretendo, lo pretendono innanzitutto i cittadini. Da tempo abbiamo chiesto di attivare il sistema di videosorveglianza e l’illuminazione all’interno degli stabili. Vogliamo la ricognizione di tutte le cantine. Vorremmo capire chi sono gli assegnatari.

C’è chi chiede di favorire anche la socialità oltre che mostrare i muscoli…
Io rispondo che prima dobbiamo tagliare i rami secchi e poi potremo operare nel quartiere in termini sociali. Ciò che abbiamo di fronte è come un cancro e va estirpato, prima di procedere con altri interventi.

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