Mar. 23 Apr. 2024
HomeAppuntamentiSesto San Giovanni, il "rito del Faro" per la solennità di Santo...

Sesto San Giovanni, il “rito del Faro” per la solennità di Santo Stefano in Basilica

[textmarker color=”E63631″] SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] Una vicenda che non appartiene al lontano passato ma alla storia dei nostri giorni, così Monsignor Roberto Davanzo ha descritto il martirio di Santo Stefano durante l’omelia celebrata nella Basilica cittadina dedicata al primo martire della cristianità di cui oggi cade la ricorrenza. Una solenne celebrazione che è diventata negli anni un appuntamento fisso e molto partecipato dalla cittadinanza sestese anche per il tradizionale “rito del faro”, con la bruciatura del pallone a simboleggiare da un lato la precarietà delle cose terrene e dall’altro la forza luminosa della testimonianza dei martiri.

La festa dedicata al primo martire cristiano si accosta alla solennità del Natale perché in entrambe è rappresentato il duplice significato che la parola “mondo” porta con sé, mirabilmente descritto nel Vangelo di Giovanni, da un lato il mondo amato da Dio e dall’altro quel mondo che odia Gesù e i suoi discepoli.

Attraverso il Natale Dio esprime la sua preferenza per la nostra fragile umanità: “Il Natale è il cardine della nostra salvezza che non arriva da interventi dall’alto ma è passata attraverso la carne – ha sottolineato in un passaggio Monsignor Davanzo – Dio dimostra di avere fede nell’uomo, prima di chiedere la fede in Lui. La distanza tra Dio e l’uomo è colmata con il Natale”.

Ma dall’altro lato l’amore per il mondo si scontra con l’esperienza del martirio di Stefano che dice dell’opposizione che lo stesso mondo opera nei confronti di Dio: “Stefano è attaccato e ucciso da uomini appartenenti alla sua stessa religione, all’ebraismo, non al mondo del paganesimo o all’ateismo, che non reputavano concepibile l’annuncio di Stefano – ha proseguito Monsignor Davanzo evidenziando il parallelismo con l’attualitàQuesto accade anche ai nostri giorni dove il Santo Padre viene ripetutamente attaccato da frange di cosiddetti cristiani che lo accusano di essere infedele al dettato del Vangelo, la persecuzione del mondo continua e all’interno del mondo dei credenti non anzitutto al di fuori. Fuori sappiamo bene che il mondo dei credenti subisce violenza e persecuzione in tante parti della terra, ma la prima opposizione che ha subito Gesù, che ha subito Stefano, è all’interno del mondo della stessa esperienza cristiana. L’esperienza del Papa in questa stagione è particolarmente eloquente”.

Da qui l’esortazione ai fedeli: “Di fronte a questo noi siamo chiamati a imparare a fare opposizione ma con i piedi per terra, consapevoli della parola di Gesù “Se perseguiteranno me perseguiteranno anche voi” – ha concluso – Le due feste accostate rappresentano il Duplice stile che siamo chiamati ad avere dentro di noi, lo stile di ottimismo di pieno apprezzamento rispetto alla bontà del mondo ma anche di resistenza al mondo. Essere cristiani significa imparare quando dire di sì e quando invece no. La gioia del Natale chiede un’esigente coerenza e una coraggiosa testimonianza, la vicenda di Stefano non appartiene ad un lontano passato ma alla storia dei nostri giorni”.

ARTICOLI CORRELATI