[textmarker color=”E63631″] SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] Un piccolo borgo dal sapore d’altri tempi costellato da tante porte diverse per forma e colore, un emporio che ricorda il negozio d’una volta al centro del paese che fungeva da luogo di ritrovo delle massaie, la fermata dell’autobus, l’antica trattoria del borgo posta davanti a un meraviglioso giardino d’inverno curato nei minimi dettagli, l’ufficio con la vecchia macchina da scrivere e, poco più in là, il camino al centro del salotto casalingo. Quello che si respira entrando al primo piano della RSA Monsignor Olgiati tutto rievoca meno che un reparto dedicato alla cura dei malati di Alzheimer.
Il nuovo nucleo Alzheimer, inaugurato ieri alla presenza del Sindaco Roberto Di Stefano e dell’Assessore ai Servizi Sociali Roberta Pizzochera, già nella sua presentazione mostra quelli che sono i suoi obiettivi: sicurezza, stimoli e adeguatezza degli spazi dedicati ai suoi ospiti – non pazienti – perché, come ha sottolineato la dirigenza della Fondazione, qui ci si adopera affinché l’ospite si senta davvero a casa.
Ogni spazio e ogni attività sono studiati per il mantenimento, per favorire la diminuzione dei disturbi comportamentali e il miglioramento della qualità della vita. Perché di questa si parla, ancora e soprattutto. La diagnosi di demenza non deve porre la parola fine sulla vita dell’anziano e in questa direzione si orientano i nuovi approcci terapeutici, frutto di uno studio attento ai fabbisogni, che si sviluppano in nuove strategie per una migliore assistenza ai malati di Alzheimer, oggi fenomeno sempre più in crescita con 1.240.000 casi diagnosticati in Italia.
Ecco allora che la riabilitazione cognitiva passa dall’ortoterapia che ha prodotto il giardino d’inverno curato direttamente dagli ospiti del nucleo Alzheimer, oppure dalla doll therapy, estremamente efficace per i disturbi comportamentali perché stimola il senso di protezione e rappresenta un’apertura affettiva anche per chi ha difficoltà nel comprendere – come ha spiegato la dottoressa Mariarosaria Liscio, psicologa responsabile del progetto presso la Fondazione – o ancora il cosiddetto metodo “Gentle care”, ovvero la terapia occupazionale, indirizzata a cogliere e valorizzare le capacità residue della persona, la sua storia di vita e la sua quotidianità. Da qui la necessità di allestire un reparto che ricrei un ambiente favorevole allo svolgimento delle attività giornaliere attraverso uno studio mirato degli spazi, che riducano lo stress emotivo, l’ansia e l’aggressività. Da marzo il nucleo introdurrà anche la pet therapy, il cui impiego – e beneficio – è ormai largamente diffuso e sperimentato.
Nulla è lasciato al caso, a partire dagli operatori – che hanno ricevuto una formazione specifica per poter approcciare le persone affette da Alzheimer – fino agli interventi anche più comuni, come gli addobbi natalizi, che vengono eseguiti esclusivamente dietro una scientificità dimostrata, che valuti le reazioni emotive e comportamentali degli ospiti del nucleo.
Dopo l’accreditamento ottenuto dalla Regione Lombardia lo scorso ottobre, Fondazione La Pelucca ora può contare su un totale di 39 posti a disposizione per i malati di Alzheimer, 23 della sede in via Campanella e i 16 della RSA Monsignor Olgiati. Posti già al completo, in entrambe le strutture: “Abbiamo unito la lista d’attesa del nucleo Alzheimer di via Campanella con quella di via Boccaccio – spiega la Responsabile Sanitaria, dott.ssa Simona Gargantini – attualmente abbiamo una trentina di richieste in lista. Diamo priorità ai sestesi per il legame con il territorio che ha la Fondazione, ma le richieste arrivano anche dai comuni limitrofi”.