Ven. 29 Mar. 2024
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Cinisello Balsamo, Mario Giordano fa il sold out al Pertini

[textmarker color=”E63631″] CINISELLO BALSAMO -[/textmarker] A dispetto delle critiche dei giorni scorsi e delle polemiche alquanto vivaci, l’Auditorium Falcone e Borsellino – intitolato lo scorso 19 luglio alla memoria dei magistrati vittime di mafia– è sold out e fatica a contenere i numerosissimi cittadini che ieri sera non si sono lasciati sfuggire la presentazione del libro “L’Italia non è più italiana” di Mauro Giordano. Trionfale il suo ingresso tra applausi scroscianti e ovazioni dove selfie e foto si sono sprecati, ad attenderlo insieme al Sindaco Giacomo Ghilardi e buona parte dell’Amministrazione, anche i parlamentari On. Jari Colla e Sen. Alessandra Riccardi.

È stato il primo cittadino, nelle vesti di moderatore, a introdurre la serata entrando nel vivo dei temi “caldi” analizzati nel testo di Giordano, a partire dal fallimento del multiculturalismo per arrivare alla difesa dei valori, della storia e dell’identità del nostro Paese.
Giordano, vero e proprio mattatore, ha sviluppato davanti alla platea un’analisi della situazione economica italiana prendendo in esame soprattutto l’allarmante fenomeno che vede sempre più aziende italiane cedute nelle mani di imprenditori stranieri, la svendita del made in Italy, che ha reso grande l’Italia nel mondo, è centrale nell’intervento del giornalista: “Sono molto preoccupato perché la nostra Italia non è più italiana. La parte economica è una delle più rilevanti, ogni 48 h un’azienda italiana diventa straniera e per rimanere collegato a quello che sta succedendo oggi a livello politico, un’Italia debole, in ginocchio e succube è un boccone prelibato per chi la vuole conquistare, come in Grecia”.

La moda, il cibo, il design automobilistico, le biciclette, le cartiere e perfino le figurine Panini, è una carrellata o meglio uno stillicidio, quello che Giordano ha snocciolato senza sosta: “Il problema passando alle multinazionali è il comportamento, specie se sono fondi stranieri, perché una volta acquisito il marchio delocalizzano andando a produrre dove è più conveniente”. Un fenomeno che nei casi più eclatanti guadagna le prime pagine dei giornali e l’attenzione mediatica ma moltissimi sono i casi che riguardano piccole e medie aziende passati sotto silenzio: “La storia della grandezza dei nostri imprenditori che hanno fatto grande l’Italia è che l’azienda è un valore sociale, è radicamento nel territorio, il valore di un’azienda è molto di più di un numero di bilancio” , ha aggiunto lanciando l’allarme sulla perdita non solo di lavoro ma anche di servizi strategici essenziali, quali siderurgia, chimica e le telecomunicazioni.

Come risollevare l’economia se le decisioni vengono prese altrove è il grande interrogativo: “Il problema è culturale, di identità e voglia di difenderla. La differenza è che gli altri Paesi proteggono la loro identità, i loro confini, lingua e prodotti. Noi non abbiamo la cultura della difesa e l’amore per le nostre radici” e ha poi proseguito con un affondo sul grande inganno della globalizzazione: “Più il mondo si apre più bisogna essere capaci di difendere quello che si è, si può dialogare se prima difendi quello che sei perché se sparisci non sei nessuno. Senza identità nel momento in cui tu apri non ci sarà un dialogo ma ci sarà una sottomissione”.

Di qui il nesso – e giudizio – con i recenti provvedimenti del nuovo esecutivo: “Quante cose strane si fanno attualmente in nome della democrazia, per essere democratici impediscono alle persone di parlare e di votare, abbiamo scoperto che il voto è pericoloso, perché va bene solo se si vota in un certo modo – ha concluso il giornalista – Abbiamo salvato la democrazia diventando schiavi dell’Europa”.

Scontati lo scroscio di applausi e la standing ovation che hanno accompagnato in chiusura l’intervento di Mario Giordano, degni di un grande oratore.

 

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