[textmarker color=”E63631″]SESTO SAN GIOVANNI[/textmarker] – Come già accade in altri Comuni, a Cinisello Balsamo per esempio, anche a Sesto San Giovanni in occasione della festa patronale il decanato, cioè l’insieme delle parrocchie, ha deciso di inviare una “Lettera alla Città”, cioè un messaggio della comunità religiosa diffuso a tutti i cittadini e alle istituzioni.
La “Lettera alla Città” di Sesto è stata diffusa il 24 giugno in occasione della messa di San Giovanni. E contiene alcuni spunti interessanti che la chiesa locale ci tiene a sottolineare, inviando alcuni messaggi all’amministrazione comunale.
“La prima affermazione a cui vorremmo dare spazio è quella della lode, perché questo è stato davvero un anno di grazia, un anno nel quale ‘la gloria di Dio ha riempito la terra’ anche della nostra città. Abbiamo visto la Sua azione nell’incontro tra i ‘diversi’, nella capacità di ‘costruire ponti piuttosto di erigere muri’ e anche di costruire ponti laddove erigere muri sarebbe parso più facile e alla moda, più capace di suscitare consenso e di offrire risposte ‘a basso costo’ alle paure diffuse”, uno dei passaggi cardine della lettera, in cui sono chiari i riferimenti al discorso della sicurezza e dell’accoglienza.
Dopo alcuni passaggi dedicati all’incontro con le altre comunità religiose (islamici e ortodossi), ai giovani e all’educazione, ecco un altro passo chiave che pare un monito per gli amministratori locali: “Così noi, Chiesa che vive nella Città, non possiamo ignorare segnali preoccupanti riguardo al welfare, come quelli legati alle politiche sociali, ai costi per i servizi alla famiglia e alle politiche abitative: non ci sentiamo di condividere quelle scelte di governo della città che non rivolgono uno sguardo sufficientemente attento e solidale verso le persone maggiormente in difficoltà”.
Una “tiratina di orecchie che continua”: “Allargando poi il campo all’intera scena culturale e politica, ci preoccupa una scarsa disponibilità al dialogo, preferendo la contrapposizione e l’arroccamento sulle proprie posizioni. E non ci abbandona l’impressione, ancora meno rassicurante, che con determinate decisioni ci si voglia aggraziare le passioni più egoistiche dell’opinione pubblica, eludendo il compito di creare consenso attorno a scelte che favoriscano realmente il bene comune. Avvertiamo invece la mancanza di una visione lungimirante e prospettica, che detti scelte coerenti e orientate a generare e favorire, oltre la gestione dell’immediato, quanto ci si attende”.