Ven. 19 Apr. 2024
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Farmacie comunali, vendere o rilanciare

[textmarker color=”E63631″]NORDMILANO[/textmarker] – Ci sono servizi utili, ma poco funzionali. Ci sono imprese pubbliche che valgono, ma che per troppo tempo sono state gestite da incompetenti e magari con criteri clientelari. Ma gestirle bene potrebbe produrre utili sia ai proprietari (ossia i Comuni) che alla comunità di cittadini che usufruiscono dei servizi.

E’ il caso delle aziende che gestiscono le farmacie comunali, imprese pubbliche molto diffuse nei Comuni del Nordmilano che, nella maggior parte dei casi, per decenni sono state gestite solamente con criteri di spartizione politica, preferendo “gli amici” ai professionisti e che, quando è andata bene, hanno vivacchiato. In altri casi, Sesto San Giovanni ne è un esempio, hanno prodotto debiti ed errori gestionali.

Ci sono casi, invece, dove la gestione corretta dei conti e dell’organizzazione dimostra che queste realtà sono in grado di produrre utili e di realizzare servizi importanti per la città in cui operano. E’ il caso delle farmacie comunali di Cinisello Balsamo che negli ultimi 5 anni sonio passate da un bilancio in passivo a un utile in costante crescita, che nel 2017 è arrivato a superare quota 500.000 euro. Il rilancio è avvenuto solamente dopo che nel consiglio di amministrazione sono state sostituite le cariche meramente politiche con professionisti che, pur rispondendo al sindaco e alla maggioranza di turno, hanno lavorato in modo professionale, inseguendo obiettivi economici e etici.

Proprio nei giorni in cui Cinisello Balsamo festeggia un primato di buona gestione, nella vicina Sesto San Giovanni la maggioranza di centrodestra discute la vendita delle 10 farmacie comunali. L’azienda qui a Sesto non ha mai brillato, e anzi, appena 5 anni fa è stata ripescata all’ultimo secondo dal fallimento, con l’iniezione di 5 milioni di euro di soldi pubblici. Oggi sta faticosamente rimettendosi in pista per recuperare prima di tutto identità e poi fatturato.

Ma la giunta del sindaco Roberto Di Stefano starebbe meditando la vendita per fare cassa. Comprensibile, visti i 21 milioni di euro da recuperare nel bilancio comunale dopo le osservazioni della Corte dei Conti. Comprensibile, se si pensa che le farmacie comunali sono solamente un peso da trascinare senza alcuna utilità.

L’esempio cinisellese dimostra che le farmacie possono essere un valido alleato, basterebbe sapere come farle funzionare. Guarda caso, il Comune di Sesto nei prossimi 30 anni dovrà accantonare una cifra vicina agli 800.000 euro l’anno per pareggiare i conti come richiesto dalla Corte dei Conti. Si pensi che a Cinisello le farmacie comunali nel 2017 hanno prodotto un utile di 500.000 euro oltre a un canone concessorio di 300.000 euro che il Comune ha incassato. Vale a dire un conto di 800.000 euro che, volendo, sarebbe tutto nelle disponibilità del Comune.

Vendere le farmacie di Sesto San Giovanni oggi, forse significherebbe incassare 8 o 10 milioni di euro in un colpo solo, a patto che si riesca a “piazzarle” bene sul mercato. Ma farle funzionare potrebbe consentire di ricavare utili di 800.000 e più euro ogni anno. Ma di anno in anno crescerebbe anche il valore patrimoniale dell’azienda, accrescendo il patrimonio comunale.

Inoltre, a Cinisello le Farmacie Comunali svolgono un enorme lavoro sociale, con una farmacia aperta 24 ore (che serve anche Sesto), altre farmacie aperte anche la domenica e a orario continuato; servizi infermieristici a domicilio, sponsorizzazioni al territorio ecc.

Per Sesto si apre una sfida… dismettere le farmacie e raccattare qualche soldo perdendo un patrimonio, oppure rilanciare e gestire l’azienda in modo professionale per trarne il massimo utile sia in termini economici che di servizi alla città. In questo caso, però, occorrono amministratori manager e non politicanti.

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